sabato 17 novembre 2018
Il vento era passato prepotente e veloce distruggendo gli antichi boschi che promettevano una vita senza limiti di tempo. Le acque libere correvano ingoiando sabbia e terra, alberi e strade, ponti e abitazioni solitarie. Al momento non sembrò così grave perché ognuno vedeva il proprio spazio distrutto e non l'insieme. Poi ci accorgemmo che il pianto aveva eco lontano e riaprendo giorno per giorno gli occhi alla realtà ci rendemmo conto che la natura non fa sconti a nessuno. Ci vorranno anni prima che un abete o un pino regali la sua ombra al passante. Allo stesso modo ci vorrà un tempo lungo prima che si riuscirà a rendere sicure le sponde dei fiumi, a riparare i ponti che finalmente scopriamo insicuri. Un compito per i nuovi governi di grande impegno se affrontato con serietà.
Ma questa pesante notizia è già scesa nelle seconde e terze pagine del giornali cedendo il posto alle possibili avventure del governo italiano a giudizio dell'Europa. Tutto questo non ci conforta perché il ragionare su previste elezioni e dare luce alle proprie idee ci pone di fronte al dovere di leggere, comprendere e discutere sulle direttive per il nostro futuro. Se un giorno verrà richiesto anche il nostro voto sull'approvazione dei programmi del nuovo governo sarà importante non ascoltare solo chi sa promettere sulle piazze ma leggere e approfondire i programmi che promettono di cambiare in meglio la nostra vita.
Il grande rammarico di questo tempo è la perdita di interesse da parte dei giovani che non cercano la politica come proprio futuro, ma qualsiasi altra strada che prometta soddisfazione e impegno. Ogni giorno i nostri migliori laureati hanno offerte in altri paesi dove si richiede non una laurea magari comperata, come è già successo, ma conquistata con serietà e competenza. Addolora vedere il nostro Paese perdere le menti migliori perché non sappiamo offrire loro quella libertà di carriera, di impresa, di innovazione alla base della ricchezza di un popolo. I nostri giovani più capaci si sentono già europei anche se la politica non ha dato loro aiuti sufficienti per completare lavoro e studio fuori dei confini. Camminare su altre strade è necessario davanti al rischio mortale di ritornare sulle vecchie vie per non avere il coraggio e una più ampia visione di un politica condivisa con gli altri popoli liberi. Essere europei oggi forse richiede qualche sacrificio inatteso, ma pensando a quanto ci è costata questa libertà in numero di morti, di prigionieri, di lacrime e di fame, niente ci dovrebbe più fare paura.
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