Il primo di dicembre, su "Vino Nuovo" ( tinyurl.com/y9ud4w27 ), era stato lanciato un tema del mese ispirato alle bancarelle dei «pasturari» napoletani: «Ma voi quest'anno chi mettereste nel presepe?». Ora che Natale è alle porte anche questo presepe digitale, collettivo quanto il blog sul quale è stato costruito, può considerarsi finito, e vale la pena visitarlo. Ha importato contributi anche da altre fonti (compresi "Avvenire" e il suo direttore), ma qui mi limito all'apporto dei presepisti propriamente vinonuoviani. Su una panchina accanto alla capanna Paola Springhetti ha collocato un nonno e un nipote: si vede che si vogliono bene, anche se forse si stanno incontrando per l'ultima volta. Al posto dei magi, Gabriele Cossovich ci ha messo tre politici: sono carichi dei rispettivi condizionamenti elettorali, ma al vedere il Bambino, per un istante si lasciano avvolgere dalla sua luce.
In sintonia con i dati di cronaca che ritraggono un'Italia «incattivita», Sergio Di Benedetto in questo presepe ha voluto la statuina della bontà, «che tolga vigore al pensare male, al cercare la malizia, al nutrire la sfiducia nell'altro». Assunta Steccanella, prendendo spunto dalla battuta di un piccolo ministrante a proposito del Tabernacolo, ci ha messo «tutti i nostri bambini», perché giochino e crescano insieme a Gesù.
Saggiamente, Gilberto Borghi ha raccomandato di controllare se in effetti Gesù vi sia o dove si sia nascosto, ed eventualmente di cercarlo nel proprio limite. E infatti Gabriella Cecchetto ricorda un Natale di molti anni fa, quando Gesù era ricoverato nel reparto di rianimazione di un ospedale milanese: persino il burbero primario lo riconobbe in una bambina gravissimamente malata. Dando ragione a Marco Pappalardo, per il quale il presepe siamo noi: ieri come oggi, Gesù «si manifesta in chi ci circonda perché accada a tanti e a ciascuno di riconoscerlo in noi e negli altri».
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