Ho avuto l'occasione di partecipare alla cerimonia di consegna dei Diplomi di Master universitari in Cure palliative e Terapia del dolore rilasciati dall'Alma Mater di Bologna e dall'Accademia delle Scienze di Medicina palliativa. Lì si formano annualmente professionisti, per lo più giovani, destinati all'assistenza nei diversi Hospice sorti per iniziativa della Fondazione Isabella Seragnoli. Esiste anche questa Italia. Luoghi nei quali si pratica la filantropia nella sua prossimità estrema, in particolare nell'Hospice pediatrico, dove trovano una nuova casa quei bambini che non diventeranno mai adolescenti, quello scandalo che ha fatto dire a Dostoevskij: «Se lo spettacolo dell'armonia del mondo richiede la sofferenza dei bambini, io dico che il prezzo fissato è troppo alto, e allora con la massima deferenza restituisco il biglietto». In quei luoghi medici, psicologi e soprattutto operatori sanitari compiono quotidianamente il miracolo del cuore. Con un paradosso che non ha pari, il paradosso dei paradossi, una sorta di pietra di inciampo: prendersi cura dell'homo incurabilis, curare oltre ogni speranza. L'apice della pietas dell'uomo verso l'uomo. Questa a me pare l'umanità immortale. Così il mondo, questo mondo, per i meno fortunati assomiglierà meno a un inferno.
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