Grazie a Sinner, la tv ha riscoperto il tennis. Le recenti imprese del giovane altoatesino hanno fatto registrare ascolti calcistici con milioni di telespettatori tra Rai 2 e Sky Sport, spingendo persino in qualche caso le altre reti a modificare i palinsesti. Il tennis non è comunque estraneo alla televisione. Ci è già capitato di sottolineare che non sono poche le serie che lo hanno per oggetto. Ricordiamo ad esempio Break point, The prince of tennis, Una famiglia vincente e soprattutto Una squadra, una delle docu-serie più coinvolgenti e meglio realizzate degli ultimi anni, dedicata ai quattro tennisti italiani vincitori della Coppa Davis nel 1976 e del loro allenatore, ovvero Panatta, Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli e Pietrangeli. Bello, intenso e commovente anche il docu-film Federer: gli ultimi dodici giorni, che racconta, partendo dall’annuncio del ritiro, la storia di uno sportivo, il raccattapalle di Basilea che ha realizzato il sogno della sua vita, ma soprattutto la storia di un uomo che riconosce il valore della famiglia, dall’amore e dalla vicinanza della moglie Mirka all’affetto dei quattro figli, e il valore dell’amicizia, a partire da quella improbabile in un ambiente così competitivo con Rafa Nadal, l’avversario e l’amico di sempre. In qualche modo c’è una storia di amicizia anche nell’ultima serie sul tennis approdata sabato scorso alle 21.15 su Sky Documentaries, in streaming su Now e disponibile anche on demand. Si tratta di Leggende del tennis, prodotta dalla britannica Bbc, che in tre episodi ripercorre la storia di sei campioni degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso: Billie Jean King, Arthur Ashe, John McEnroe, Bjorn Borg, Chris Evert e Martina Navratilova. Il primo episodio è dedicato appunto alla King e ad Ashe, vincitori entrambi in modo inaspettato di un torneo di Wimbledon, diventando così anche amici, dopo aver sconfitto rispettivamente la Evert e Jimmy Connors. Ma quello che in realtà accomuna i due tennisti statunitensi è che entrambi, oltre a vincere i tornei, volevano cambiare il mondo: lei battendosi per l’uguaglianza di genere; lui contro le ingiustizie razziali. Anche in questo impegno sociale i risultati non sono mancati: la King ad esempio ha ottenuto che nei tornei i premi in denaro per le donne fossero uguali a quegli degli uomini, mentre Ashe ha utilizzato il tennis come strumento di attivismo politico vantando di essere l’unico tennista di colore ad aver vinto il torneo di Wimbledon, ma soprattutto il primo nero americano a giocare nel 1973 gli Open in un Sudafrica ancora in pieno apartheid. È così che la serie, oltre a proporre immagini di partite memorabili, documenta come il tennis diventando popolare abbia contributo con i suoi campioni, spesso decisamente anticonformisti, ai cambiamenti storici e culturali in atto nel mondo.
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