Come quello di una mannaia che spezza in due la voglia d'impresa dei giovani in agricoltura. È l'effetto che la burocrazia, la disorganizzazione oppure semplicemente l'incuria e la disattenzione hanno sui progetti degli imprenditori agricoli, con meno di 35 anni di età, che chiedono di accedere ai fondi europei per l'insediamento nel settore. Così, si fa presto a parlare di nuove leve nel settore agroalimentare, di quanto le imprese agricole condotte da giovani siano più efficienti, attente all'ambiente e ai conti, innovative e sicure promesse di futuro per il comparto. Tutto vero, così come veri sono i tanti prodotti nuovi ottenuti da chi sceglie i campi e le stalle invece degli uffici e delle fabbriche. Peccato che innovatività ed ingegno imprenditoriale si scontrino troppo spesso contro un muro di gomma che appare invalicabile.
A puntare il dito su questa situazione, è stata Coldiretti in occasione dell'edizione 2020 degli Oscar Green, il premio all'innovazione per le imprese agricole giovanili che con la loro attività creano sviluppo e lavoro. La burocrazia, dicono i coltivatori, "spegne il sogno" del 55% dei quasi 39mila che presentano domanda per l'insediamento in agricoltura in Italia. Bocciati non per le cattive idee progettuali ma «per colpa degli errori di programmazione delle amministrazioni regionali». Una situazione che genera due colpi bassi per l'agricoltura: rallenta e blocca la crescita di imprese nuove, espone l'Italia al rischio di perdere i fondi che l'Europa mette a disposizione. Il dato non è frutto di stima, ma emerge dall'analisi al 1 gennaio 2020 sull'utilizzo delle risorse comunitarie relative ai Piani di Sviluppo Rurale (Psr) del periodo 2014-2020. E non basta, perché anche per quanto riguarda le domande presentate e ammesse a finanziamento solo poco più della metà (55%) pare sia stata effettivamente pagata. Il risultato, dicono i coltivatori, «è la perdita di un potenziale di mezzo miliardo all'anno di valore aggiunto che le giovani imprese avrebbero potuto sviluppare».
Quindi che fare? La ricetta è alla fine sempre la solita: migliorare l'organizzazione, accrescere l'efficienza, snellire le procedure, far dialogare di più le amministrazioni, aumentare l'informazione e renderla più comprensibile (cosa che fra l'altro anche sul fronte del consumo). In attesa di tutto questo, comunque, i giovani (agricoltori e non solo), stringono i denti e hanno ancora fiducia nel futuro. Nei campi, pare che in cinque anni la loro presenza sia cresciuta del 12%.
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