«L'ora è fuggita, io muoio disperato». Così il pittore Cavaradossi nell'opera pucciniana. Chi non è stato affascinato dallo scorrere del tempo? Gli zii avevano una sveglia che ad ogni ora suonava il motivo delle campane di Westminster. Allora non sapevo che su quello scampanio si potessero anche celebrare i funerali, lo imparai molto più tardi. Un bel giorno la sveglia si ruppe e venne portata a riparare da un conoscente. Tornò funzionante ma il carillon familiare non c'era più. Certo, ho amato le clessidre e ne ho avute due o tre piccole e fragili, presto distrutte. L'amore si spostò sulla meridiana ed ancora oggi, all'ora nona faccio la mia quotidiana riflessione. Il mio rapporto con questa dimensione dell'esistenza non ha mai avuto requie. Ebbi persino una piccolissima collezione di orologi. Uno d'oro, abbastanza modesto, lasciatomi da mio padre; un cronometro d'oro, avuto da uno zio ed un altro in acciaio, cedutomi da un cugino paterno che aveva praticato le motociclistiche gare di regolarità. Il quarto, mi abbandonò durante il servizio militare. Un giorno poi, dei ladri con senso dello humor, mi entrarono in casa togliendomi dalla tentazione della ricchezza. I miei preziosi finirono lì. Penso sia stata una sobria metafora del fatto palese che del tempo si viene derubati.
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