Stasera gioca la Nazionale. Giovedì gnocchi, sabato trippa, al venerdì azzurri. Al posto del baccalà. Mi pare che media e tifo non la prendano troppo sul serio, la squadra di Prandelli. Tutt'intorno si parla di mercato, soprattutto di mercato, anche se è quello di gennaio, ovvero il mercato delle bufale, degli scartati, degli arrabbiati, dei disoccupati - chissà - perché-se-sono-buoni. (Ne venne fuori un Pazzini, anni fa, per improvvida scelta - dissero - proprio del nuovo tecnico azzurro). Non solo: è bastato che il ct convocasse Zambrotta e gli indifferenti si sono improvvisamente imbufaliti. Come se non fosse vero - parole di Prandelli - che dietro Zambrotta c'è il vuoto. Ci sollazziamo zemanianamente con prime linee ricche di attaccanti notevoli o prodigiosi, di bomber promettenti o esplosivi, ma dietro, dietro piove, come dimostrano i tanti gol incassati dalla Juve, dal Palermo, dal Napoli e dalla Roma, tanto per dire squadre di primo livello con difese ancora incomplete, rabberciate. Ma come dicono gli zemaniani, la difesa non fa spettacolo.
L'incompetenza non è reato, soprattutto se espressa in un gioco, ma se si vuol criticare o addirittura pontificare sarà comunque utile ricordare o sapere: sapere, ad esempio, come Mourinho riuscì a vincere, con l'Inter, la Tripletta attaccando con la difesa più munita oppure difendendo con l'attacco più intelligente d'Europa.
Ho brevettato il "catenaccio offensivo" secondo Mourinho, involontariamente dimenticando che con una formula simile - era il "catenaccio dinamico" - Fulvio Bernardini aveva illuminato tre lustri del calcio italiano: scudetti con Fiorentina e Bologna (che giocava come in Paradiso) e restauro della vecchia Nazionale di Rivera e Mazzola completato dal "Vecio" Bearzot. Ma appena sparito il fastidioso Mou, il catenacciaro oggi in gran sofferenza con i madridisti qualunquisti, rieccoti apparire numerosi, sulla piazza mediatica, i profeti del 4-3-3, i "quattrettristi" incurabili che vogliono imporre il modulo suicida anche a Prandelli nel contempo impedendogli di portare al seguito la crocerossa, ovvero Zambrotta.
Stasera si esibisce a Belfast, l'orchestra azzurra, e m'auguro che sappia suonare l'Irlanda del Nord che a periodi ricompare nei nostri incubi preferiti: il 15 gennaio del 1958 ci giocammo al Windsor Park l'accesso ai Mondiali di Svezia, vinsero gli irlandesi, restammo a casa. Il tecnico Alfredo Foni, onest'uomo non vincente, non riuscì a reperire un "blocco" per i tanti stranieri presenti nelle squadre nostrane e mise insieme una formazione con i rappresentanti - anche "oriundi" - di ben sette club, Roma, Napoli, Juve, Milan, Fiorentina, Sampdoria e...Inter. Beh, Prandelli stavolta se li è fatti... prestare da otto club, Juve, Genoa, Sampdoria, Lazio, Roma, Milan e Bologna, e potremmo dire che abbiamo finalmente il Vero Selezionatore che coglie e porta in campo il meglio del campionato; se non sapessimo che prende quel che passa il convento. Dunque, Forza Italia: per evitare scomodi ricorsi storici. Ricordate? Dopo quell'eliminazione un signore disse: «In questo Paese economicamente disastrato, il calcio si dissangua per acquistare giocatori stranieri. I dirigenti si fanno spesso guidare dal tifo e stupisce che fra costoro vi siano grandi imprenditori che reggono con oculatezza grandi aziende. Come si conciliano le spese da nababbi con i disastrosi bilanci delle società? Ci facciamo rider dietro da mezzo mondo come i ricchi scemi del calcio». Era un famoso critico, un giornalista illuminato? No, il presidente del Coni, Giulio Onesti.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: