Siamo abituati alle contrapposizioni drastiche, come quella tra partecipazione ed efficienza, o tra legalità e buon andamento, per non parlare delle grandi dicotomie, ad esempio tra libertà ed eguaglianza. Più di frequente di quanto si pensi, tali contrapposizioni sono artificiali, utili forse per finalità contingenti e strumentali, ma non per comprendere lo spessore delle questioni e non ne favoriscono le soluzioni più idonee.
Riflettevo su queste situazioni al termine di una fitta serie di interessanti incontri, colloqui e seminari che una delegazione del Csm ha svolto nei giorni scorsi presso la Corte di giustizia dell'Ue, a Lussemburgo, e la Corte europea dei diritti dell'uomo, a Strasburgo (con un'istruttiva visita al Parlamento).
Due mondi,Unione Europea e Consiglio d'Europa, assai diversi tra loro, e poco conosciuti: d'altra parte una delle finalità pratiche della trasferta era stabilire la strategia per una maggiore conoscenza, da parte della magistratura italiana, dei caratteri dell'ordinamento giuridico sovranazionale eurounitario e di quello convenzionale rientrante nella sfera di competenza della Corte di Strasburgo, anche attraverso raccordi tra le rispettive banche dati. Sovente, nella discussione politica, sentiamo opporre Europa a identità nazionale e lo stesso avviene per il rapporto tra diritto sovranazionale europeo, o quello convenzionale del sistema Cedu, e identità costituzionale, garantita in Italia dall'attività giurisdizionale di Palazzo della Consulta. Singole vicende giudiziarie, come quella sfociata nell'ordinanza 24 del 2017 della Corte costituzionale (negli sviluppi del cosiddetto caso Taricco), o nella decisione "De Tommaso contro Italia" della Corte di Strasburgo, hanno messo in evidenza le sfaccettature dell'esperienza giuridica, che vede intrecciarsi più livelli di decisione politica e sistemi giurisdizionali.
Per ridurre i conflitti, non disorientare il cittadino e non trasformare il "dialogo" tra Corti in formale deferenza sotto la quale può celarsi l'incomprensione, sono utili strumenti quale, nel sistema Ue, il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia perché si pronunci sulla validità e l'interpretazione del diritto eurounitario oppure, nel sistema Cedu, il "parere consultivo" previsto dal Protocollo 16 alla Convenzione, di cui è in discussione al Senato il ddl di autorizzazione alla ratifica approvato alla Camera.
Strumenti duttili, a valenza multipla, compresa quella di favorire un ripensamento della Corte sovranazionale, messa in condizione di comprendere le peculiarità di ogni ordinamento costituzionale, così da non opporre l'attenzione alle identità costituzionali e il cammino di costruzione di un ordinamento europeo più forte e autorevole.
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