Giovanni Pirelli, la cultura al servizio del bene comune
venerdì 2 giugno 2017
La rinuncia alla gestione di una grande proprietà e all'esercizio del potere sulle cose e sugli altri, la passione per lo studio e la vocazione a capire e aiutare chi ne ha bisogno fecero di Giovanni Pirelli qualcosa di più che un intellettuale. Intelligenza morale e politica, mancanza di ambizione e mitezza di carattere gli vennero riconosciute da chiunque abbia avuto a che fare con lui. A cura di Mariamargherita Scotti, archivista e libera ricercatrice, è appena uscito un ottimo volume pubblicato dall'Isec (Istituto per la storia dell'età contemporanea) che raccoglie vari saggi, interventi e documenti autobiografici: Giovanni Pirelli intellettuale del Novecento (pagine 254, euro 24). Nato nel 1918, morto in seguito a un grave incidente stradale nel 1973 a soli cinquantacinque anni, durante la seconda guerra mondiale Pirelli combattè come alpino sul fronte francese, poi in Albania e Montenegro e dopo un periodo a Berlino dove si occupò di lavoratori italiani in Germania, chiese di essere trasferito sul fronte russo. Figlio di un grande industriale, partecipò alla Resistenza e nel 1946 si iscrisse al Partito socialista. Si occupò per un breve periodo dell'azienda paterna, la cui gestione lasciò presto al fratello minore Leopoldo, per dedicarsi ad attività culturali e politiche, anche sostenendo finanziariamente diverse iniziative tra cui, a Milano, il Piccolo Teatro. Fu amico di Gaetano Salvemini, Federico Chabod, Elio Vittorini, Natalia Ginsburg, Italo Calvino. Rimase sempre incerto fra l'attività di storico e quella di narratore. Le sue pubblicazioni più note e che ebbero una profonda influenza sulle generazioni più giovani furono le due raccolte, uscite da Einaudi, Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e di quella europea (1952 e 1954). All'inizio degli anni Sessanta fu in contatto prima con Raniero Panzieri e con la sua rivista Quaderni rossi, che rinnovava il rapporto fra marxismo e lotte operaie, poi con Quaderni piacentini di Piergiorgio Bellocchio, Franco Fortini, Goffredo Fofi. Soprattutto nell'ultimo decennio della sua vita si occupò di antimperialismo collaborando tra l'altro con Frantz Fanon, psichiatra e teorico militante delle rivoluzioni anticoloniali. Non intellettuale di professione, né politico di partito, né dottrinario, Giovanni Pirelli si mostrò sempre e soprattutto interessato alle ragioni personali che spingono il singolo individuo a impegnarsi attivamente per il bene comune.
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