Gesuita portoghese, missionario e martire fu apostolo e amico dei regni dell'India
martedì 4 febbraio 2020
Andare incontro allo straniero, conoscerlo e accoglierlo, restando fedeli alla propria identità, alle proprie radici, testimoniando in prima persona i valori in cui si crede: è questa la sfida di ogni missionario, ma è anche compito di ogni singolo battezzato nel contesto in cui vive. Un impegno che ha in san Giovanni de Britto un esempio attuale e profetico. Nato a Lisbona nel 1647, João de Brito crebbe a corte, ma dovette allontanarsi a causa di una malattia: la madre fece il voto di vestirlo con l'abito dei Gesuiti per un anno se si fosse salvato. Giovanni, però, decise di entrare davvero nella Compagnia. Nel 1673 era prete e venne mandato in India. Si dedicò all'evangelizzazione nei regni di Tangiore e Gingia, facendo propri lingue e costumi locali per poter conoscere meglio le persone a cui offriva la fede cristiana. Giunto nel regno di Marava venne cacciato, ma, dopo un breve periodo in patria, vi ritornò. Arrestato e condannato, fu decapitato a Oriur nel 1693.
Altri santi. Sant'Eutichio, martire (I sec.); san Gilberto di Sempringham, sacerdote (1083-1189).
Letture. 2Sam 18,9-10.14.24-25.30;19,1-4; Sal 85; Mc 5,21-43.
Ambrosiano. Sir 36,1-19; Sal 32 (33); Mc 6,1-6a.
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