Con un'iniziativa di cui fatico a ricordare qualche precedente, l'Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) di Palermo si è mobilitata per accompagnare la possibilità di usare, dalla I domenica di Avvento, il nuovo Messale. Si tratta di tre brevi video diffusi sul canale YouTube e sulla pagina Facebook ( bit.ly/2HKDgEg ) dell'associazione: il primo ieri, il secondo oggi e il terzo domani. Realizzati sotto il coordinamento di Roberto Immesi, li ho potuti visionare in anteprima e mi sono parsi molto ben costruiti, in forma che definirei alternativa a come la gran parte delle testate ha affrontato l'argomento. Nel primo video infatti, "Che cos'è il Messale?", Adele di Trapani in 100 secondi spiega il posto del Messale nella vita della Chiesa e illustra in generale i perché di questa traduzione italiana della terza edizione. Nel secondo, "Cosa cambia con la nuova edizione del Messale?", a Sandra Pizzurro ne servono 150, di secondi, per descrivere bene «le cinque novità» che, dice, avremo sicuramente notato, rinviando però al terzo video la più nota di esse, quella che riguarda il Padre nostro. Questo video è il più lungo dei tre: 400 secondi nei quali Giovanni Villino argomenta sui motivi che hanno spinto la Chiesa, con scelta «a lungo ponderata», a introdurre nel testo di questa «preghiera così comune» le due «piccole modifiche» che «in questi mesi hanno animato un acceso dibattito». A spiegare le buone ragioni di una traduzione diversa dalla precedente lo aiuta Giuseppe Costa, che insegna alla Scuola teologica di base: essa «non è l'unica» e non è «letterale», ma «riesce a esprimere il senso di quello che chiediamo». È bello vedere dei giornalisti dedicarsi con cura a un «racconto» obiettivamente inusuale come quello dell'azione liturgica, e farlo sfuggendo così bene a ogni polarizzazione. C'è da sperare – come ha promesso il presidente dell'Ucsi Palermo Michelangelo Nasca – che l'iniziativa non rimarrà isolata.
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