venerdì 19 luglio 2019
A volte la vita ci propone viaggi che somigliano a tabù: ma sono necessari, per capire il senso. Soltanto un artista ha osato proporre in canzone uno di questi viaggi, fatto… «Proprio là: nella corsia di un ospedale». «Fu là, che aprii gli occhi e vidi un letto accanto al mio: con dentro un uomo grosso e un po' volgare… Gildo, come faccio, mi vergogno, dovrei andare…: Gildo m'insegna da sdraiato come devo fare… Sono i piccoli fastidi, i gesti meschini, che fanno l'uomo veramente brutto! Ma in ospedale, dove la perdita è totale, dove non c'è più nessuna inibizione, dal vomito al sudore alla defecazione… Allora salti il piano: se lo sai saltare. Ed entri in un altro reparto dell'amore. …Gildo, io vorrei che all'insaputa delle suore…: e il grosso Gildo mi passa qualcosa da mangiare… Intanto, a pochi metri di distanza, un uomo muore… Gildo, son guarito, devo andare… E Gildo, che mai più avrò il gusto di incontrare, nasconde il suo dolore… Il cielo era azzurro e teso, attraversavo il giardino tremante… Gli occhi delle nuove madri luccicavano, avvertivo quel candore, quell'aria di purezza… E stranamente, un senso d'amore: che non so dire». Non esistono in giro tante canzoni simili. Ci vogliono troppo coraggio, e troppa libertà. Soprattutto, ci vorrebbe un altro Giorgio Gaber.
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