Giannino lo è solo di nome. È infatti un uomo piuttosto robusto e di alta statura ed il diminutivo credo gli derivi da una certa fanciullezza e bonarietà che contraddistinguono il suo carattere. È stato postino per tutta la vita. Ha sempre viaggiato in bicicletta, anche quando i suoi colleghi incominciavano ad avvalersi della motocicletta o addirittura dell'auto, prevista dal contratto di lavoro. Non abbandonava mai la divisa, di cui era orgoglioso, specie il berretto che dava compimento al suo viso pienotto. Al clima bagnato del nord, opponeva una mantella in tela cerata, con cappuccio, che lo faceva sembrare il guardiano del faro. Mentre i suoi colleghi finivano il giro di primo pomeriggio per potersi dedicare ad un secondo lavoro, Giannino no. Lui, con una cassa davanti al manubrio e l'altra dietro la sella, all'ora di cena era ancora in attività, casa per casa. Giannino col suo stipendio pensa alla moglie e alla figlia, che non trova lavoro ma è volontaria della Croce Rossa. Il postino, inoltre, durante il servizio, aiuta i vecchi che devono spostare un peso in casa, racconta qualcosa a chi è solo, somministra medicine a chi non vede bene, riordina il disordine di chi si è lasciato andare, sorride bonariamente ai troppi disperati nella città. Fa da assistente sociale, infermiere, uomo di fatica, buon amico e naturalmente da postino. Lui, ora ormai pensionato, si definisce semplicemente uno che fa quello che occorre e alle volte ripete il suo antico giro, di quelli che non aspettano proprio nessuna posta ma la sua visita sì.
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