«Bene, ricordate che se nella vostra vita non c'è Gesù è come se non ci fosse campo! Non si riesce a parlare e ci si rinchiude in se stessi. Mettiamoci sempre dove si prende!». Insieme alla frase dell'omelia sulla felicità che non ha prezzo, perché «non è una “app” che si scarica sul telefonino», quella pronunciata da papa Francesco nel videomessaggio di sabato per il giubileo dei ragazzi, nella quale Gesù sta alla vita come il «campo», cioè la possibilità di ricezione, sta a uno smartphone, ha conquistato (come poteva non farlo?) la Rete, molto gratificata di sentire un pezzo importante di sé elevato al rango di metafora di quanto è significativo vivere con o senza il Vangelo. C'è da scommettere che se il Papa avesse detto «è come se non ci fosse connessione», la Rete sarebbe letteralmente esplosa di orgoglio ...L'immagine scelta è efficace – concordo con buona parte degli osservatori – perché immediatamente comprensibile dai ragazzi (e non solo), e perché lo è senza svilire il suo contenuto. Mi è anche venuto in mente un precedente. “C'è campo?” era il titolo di un volumone del 2010 nel quale l'Osservatorio Socio-religioso Triveneto partiva dai risultati di una ricerca qualitativa su «giovani, spiritualità, religione» (dunque siamo in tema, molto in tema) per allargarsi a riflettere sul «cristianesimo scelto» di domani e sul se e come i ventenni lo sceglieranno. «C'è campo, allora? Forse più di quanto a uno sguardo superficiale verrebbe da pensare», scriveva in conclusione il professor Castegnaro. «I ricevitori sono aperti, l'interesse spirituale è presente o disponibile a essere risvegliato, se gli si offre l'occasione». Con tutta evidenza, qui la metafora del «campo» non allude a Gesù, ma a una generazione in ascolto, ricettiva. E tuttavia, come non cogliere nelle parole rivolte loro da papa Francesco proprio la preoccupazione, suggerita alla Chiesa da quella ricerca, «non di perdere i giovani, ma che essi non si perdano»?
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