Non era difficile prevedere che l’intervento natalizio di Michela Murgia sulla “Stampa” (24/12), titolo: «I cattolici amano un Dio Bambino perché rifiutano la complessità», avrebbe avuto delle repliche. Merito della sua incapacità – o non volontà – di usare le sfumature, di cui peraltro piena è la vita. Solo chi le ignora – convinto forse che non aiutino a capire le cose ma le complichino inutilmente – sarà rimasto sorpreso che la prima replica sia arrivata da Vito Mancuso, sempre sulla “Stampa” (27/12), che chi ama etichettare e incasellare potrebbe considerare iscritto allo stesso “partito” di Murgia, una sorta di “sinistra cristiana irregolare” assai appetibile da buona parte della stampa. E Mancuso (titolo: «Cara Murgia, tra umano e divino ecco chi è il vero Gesù Bambino») ha buon gioco a citare san Francesco che «così intendeva onorare il Maestro, secondo il quale solo chi si fa piccolo entrerà nel regno dei cieli». Impossibile riassumere qui due pagine intere di quotidiano. Ci limitiamo a qualcosa di sicuramente conosciuto da tutti, il notissimo canto d’Avvento, «Dio si è fatto come noi per farci come Lui», frase «mistificatoria» ridicolizzata da Murgia al pari di tanta presunta paccottiglia post-conciliare che sarebbe invisa allo stesso Ratzinger. Per Mancuso l’affermazione, al consueto drastica, di Murgia «è qualcosa di davvero molto imbarazzante», poiché la frase «è uno dei più importanti assiomi teologici di tutti i tempi, coniato da Ireneo di Lione nell’opera “Contro le eresie” composta verso il 180 e baluardo della teologia cristiana». Mancuso non si ferma certo qua, ma qua siamo costretti a fermarci noi. Anche perché contro Michela Murgia, stavolta assai più prevedibilmente, si schiera la “Verità” (27/12) con Marcello Veneziani, titolo: «Quel che Murgia non può capire». Scrive Veneziani: «Tutto questo è stato il cristianesimo: cuori semplici e menti complesse». “Libero” (27/12), con Andrea Morigi, allarga il campo a un altro bersaglio prediletto, titolo: «Teologi de noantri. Murgia e Saviano contro Gesù Bambino», e sfumature addio. Sulla “Stampa” (28/12) approda anche il vescovo e teologo Bruno Forte: «La lezione del Dio Bambino che si fa grande per tutti». Forte saggiamente si sottrae alla polemica: Murgia e Mancuso non sono mai nominati, e così sia.
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