Lui accarezzava sensuale la chitarra, e intanto adombrava riflessioni senza tempo, buone per ieri e per oggi. «Credimi: il mondo non ha angeli, ma è pieno di miracoli, la vita è dura…». Era solo la fine del secolo scorso, eppure con quella sua voce seducente lui già cantava i rischi con cui ci misuriamo ora. «Credimi, la cultura è fragile: c'è fumo nero nel cielo…». Correva appena l'anno 1995: però lui, su ritmi internazionali poco consueti alle latitudini del nostro pop, già diceva dove saremmo finiti noialtri. «Viviamo nell'immagine, ma poi restiamo al margine: e ci sentiamo soli…». Mancavano anni all'11 settembre, e già lui, fra le luci di spettacoli magici, cantava… «Credimi, il fanatismo illogico non è un fatto di cellule, quella fede fa paura…». Eppure a lui non mancava certo speranza nell'uomo. Anzi. Tanto che alla fine della canzone, una canzone "minore", la gridava in inglese: per farsi ben capire da chiunque. «I believe in love… I believe in the people… I believe in the future!», io credo nell'amore, credo nella gente, credo nel futuro. Proprio così. A volte si dice che lui ci abbia lasciato soltanto un'eredità di grandissima musica, mentre c'è tanto di più, a voler guardare, nel canzoniere di Pino Daniele.
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