Puntata senza capo né coda; o con troppi capi e nessuna coda; o con tante code e nessun capo. Puntata cucinata con avanzi ghiotti ma con un difetto, essere frammenti. Il primo avanzo è di Giuseppe De Rita (“Corriere”, 23/10). Al pari di ogni “grande vecchio” rischia di essere celebrato e snobbato, come se avesse ormai detto tutto quel che c'era da dire. Ma la riflessione da cui muove (titolo: «Questo eterno presente non ci fa pensare al futuro») va presa sul serio: «Colpisce, e negativamente, la povertà del dibattito sulle prospettive a lunga durata sull'economia italiana e sulla sua collocazione nella dinamica dell'economia mondiale (...). Abbiamo bisogno di ragionare e di avere idee e decisioni che interpretino l'ampiezza dei problemi imposti da un profondo passaggio di fase o di ciclo di tutta l'economia mondiale: il passaggio a un mondo “post-globale”».
E se fosse alle porte un altro passaggio, quello “post-Facebook”? Riccardo Luna (“Repubblica”, 24/10, titolo: «Processo a Facebook. E a noi stessi») ricorda come la reputazione del primo social network, sotto processo con i suoi algoritmi e ingegneri, sia oggi bassissima. Luna cita «un autorevole analista della Silicon Valley» (chi?), secondo il quale «Facebook sarebbe spacciata proprio perché ha vinto: ha connesso gran parte dell'umanità, che è anche “brutta”, con la conseguenza che il cattivo locale, quando è online, diventa un cattivo globale».
Facebook è, in ottima compagnia, un alimentatore della paura. Brutta cosa, di cui Dacia Maraini scrive sul “Corriere” (12/10): «La paura tende a offuscare la ragione (...). A volte (...) le persone ansiose si innamorano della paura, perché comunque è un'emozione ed essendosi addormentate in una sorta di sonno del benessere, avvertono lo spavento come una frustata di vita». Per sentirsi vivi è molto meglio ricorrere all'ironia e all'umorismo, come Giacomo Poretti intervistato da Elvira Serra (“Corriere”, 11/10): «Mia moglie. Le faccio leggere le cose in anteprima, ad alta voce. Lei ride, partecipa, mi fa i complimenti. E poi mi massacra». Solidarietà a Giacomo. E pure alla moglie.
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