venerdì 18 dicembre 2015
Una nave in balia della tempesta, una città alla mercé dei nazisti. Una metafora, un capitolo di storia. Sia la nave che la città custodiscono opere d'arte e sull'arte – la sua fragilità, la sua sacralità – medita il siberiano Aleksandr Sokurov, perché i frutti dell'ingegno e dello spirito umano sono essenziali allo sviluppo della civiltà e alla vita dell'uomo. Dunque, vanno protetti nella loro caducità e dalla follia del potere. In Francofonia i protagonisti sono il regista stesso che dialoga con il capitano del bastimento assalito da un terribile dilemma – salvare l'equipaggio o i capolavori che trasporta? – e due figure singolari, il direttore del museo parigino Jaujard e l'ufficiale tedesco Wolff-Metternich, che a Parigi nel 1943 la guerra divide e l'arte avvicina. Ci sono immagini di repertorio e anche Napoleone che nella notte, dinanzi a tanti capolavori, cerca di imporre le sue idee a un'indomita Marianna, simbolo di libertà e democrazia. Non è un film storico, piuttosto una riflessione sull'Europa di oggi, quando facilmente dimentica d'essere stata forgiata dal genio di tanti artisti e uomini di pensiero. Purtroppo, sta accadendo di nuovo. (Lu.Pell.)
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