Una nave in balia della tempesta, una città alla mercé dei nazisti. Una metafora, un capitolo di storia. Sia la nave che la città custodiscono opere d'arte e sull'arte – la sua fragilità, la sua sacralità – medita il siberiano Aleksandr Sokurov, perché i frutti dell'ingegno e dello spirito umano sono essenziali allo sviluppo della civiltà e alla vita dell'uomo. Dunque, vanno protetti nella loro caducità e dalla follia del potere. In Francofonia i protagonisti sono il regista stesso che dialoga con il capitano del bastimento assalito da un terribile dilemma – salvare l'equipaggio o i capolavori che trasporta? – e due figure singolari, il direttore del museo parigino Jaujard e l'ufficiale tedesco Wolff-Metternich, che a Parigi nel 1943 la guerra divide e l'arte avvicina. Ci sono immagini di repertorio e anche Napoleone che nella notte, dinanzi a tanti capolavori, cerca di imporre le sue idee a un'indomita Marianna, simbolo di libertà e democrazia. Non è un film storico, piuttosto una riflessione sull'Europa di oggi, quando facilmente dimentica d'essere stata forgiata dal genio di tanti artisti e uomini di pensiero. Purtroppo, sta accadendo di nuovo. (Lu.Pell.)
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