Non è solo l'Italia a fare la parte della pecora nera nell'Unione europea. Anzi, c'è anche chi, almeno ogni tanto, ci supera. È il caso dei finanziamenti legati alla Politica agricola comune (Pac) per alcuni prodotti che, quando erogati in maniera ingiustificata, vengono prontamente chiesti indietro da Bruxelles.
Nel 2008 appena iniziato, l'ammontare degli aiuti che l'Europa vorrà restituiti arriva alla interessante cifra di 256,3 milioni di euro che ben 17 Stati hanno elargito in maniera "sbagliata" ai propri produttori agricoli e che adesso, appunto, l'Ue si appresta a richiedere. E, nella classifica dei più disubbidienti, l'Italia non è al primo posto, ma viene preceduta niente di meno che dalla Spagna. Non è certo una rivincita in tema di economia quella che il nostro Paese può vantare, ma almeno in questo caso il primato spagnolo non ci rende invidiosi. Per essere puniti dall'Ue basta poco, come l'attivare procedure irregolari di controllo, oppure non seguire fedelmente la normativa comunitaria in materia di spese agricole. In Spagna, per esempio, sono state riscontrate inadempienze oppure lacune nei controlli sulle dichiarazioni di coltivazione e sulle rese di olio di oliva, carenze nei controlli sui frantoi nel settore della produzione, mentre in Andalusia sono stati erogati aiuti approfittando di buchi neri nei controlli sul terreno. Non sempre, però, si tratta di vere e proprie azioni fraudolente, ma di scivoloni lungo i tortuosi sentieri del diritti comunitario non sempre facile da applicare. In ogni caso, i fondi erogati indebitamente nell'ambito del bilancio agricolo Ue dovranno essere restituiti alle casse comunitarie. Gli uffici di Bruxelles, da questo punto di vista, sono stati chiari.
Le irregolarità più gravi sono quelle registrate in Spagna per il settore dell'olio d'oliva e per le lacune nei controlli delle superfici arabili in Andalusia. Gli errori commessi costeranno agli spagnoli oltre 200 milioni di euro. Una cifra molto lontana dai 10,5 milioni che l'Italia dovrà restituire per la gestione e il controllo del sistema delle quote di produzione nel settore del tabacco. Ma anche il Regno Unito non è stato da meno visto che dovrà restituire 9,7 milioni di euro per una serie di ritardi nei pagamenti. La compagnia di chi ha speso male o, addirittura, in maniera fraudolenta è comunque molto ampia, ne fanno parte infatti Belgio, Cipro, Repubblica ceca, Germania, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Malta, Portogallo, Svezia e Slovenia.
Rimane tuttavia un fatto: quella della restituzione dei fondi Ue malamente erogati, è una cattiva consuetudine che, invece, dovrebbe diventare un'eccezione. Gli ostacoli da superare tuttavia sono molti. Da una parte, come si è detto, il diritto europeo non sempre è un esempio di limpidezza, dall'altra non tutti quelli che agiscono in agricoltura sono, purtroppo, esemplari dal punto di vista della correttezza, i meandri della burocrazia dei singoli Stati fanno poi il resto.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: