Prete, fu arrestato ma sopravvisse alle torture Per la comunità era comunque un martire
martedì 14 gennaio 2020
A molti anche oggi è chiesto di difendere la propria fede davanti agli attacchi di una cultura che rifiuta ogni identità religiosa ed emargina il messaggio del Risorto. In alcuni casi questa "lotta" porta a un vero martirio interiore che causa non poche sofferenze. A dimostrare che anche chi non muore per il Vangelo, pur essendo vittima di persecuzione, può essere considerato martire è san Felice da Nola, un prete vissuto attorno al 313, anno in cui venne concessa la libertà di culto ai cristiani. La sua storia è giunta sino a noi grazie a san Paolino da Nola, che "valorizzò" il luogo della sua sepoltura a Cimitile. Collaboratore del vescovo Massimo, che dovette fuggire a causa della persecuzione, Felice era stato catturato e torturato ma venne salvato miracolosamente. Nel 313 poté tornare a Nola, dove la comunità lo avrebbe voluto come vescovo, ma egli rifiutò preferendo vivere in povertà fino alla morte.
Altri santi. Beato Oddone di Novara, monaco (1100-1198); beato Odorico da Pordenone, sacerdote (1265-1331).
Letture. 1Sam 1,9-20; 1Sam 2,1.4-8; Mc 1,21-28.
Ambrosiano. Sir 42,22-25;43,26b-32; Sal 32 (33); Mc 1,14-20.
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