Nulla sembra più lineare e prevedibile, dopo la tragedia causata dal Covid-19 che sta mettendo in discussione le architravi dello sviluppo: prima tra tutte, quella globalizzazione che è stata il motore della crescita degli ultimi decenni. Ma una risposta netta ai dubbi di chi vorrebbe riportare indietro le lancette della storia arriva dai Giovani Imprenditori di Confindustria, riuniti per la XXXV edizione del loro meeting d'autunno (che si svolge tradizionalmente a Capri, quest'anno eccezionalmente a Roma). «Dobbiamo invertire il processo di globalizzazione? No, dobbiamo ridisegnarlo con nuove logiche e più equità… ricordandoci che nell'ultimo decennio l'export ha salvato il Paese» ragiona il neo-presidente del movimento degli juniores Riccardo Di Stefano.
Verissimo. Dobbiamo batterci per una globalizzazione "migliore" dell'assetto attuale, ma non possiamo abbandonare i mercati globali per tornare a forme di protezionismo autarchico: saremmo tra i Paesi più danneggiati sul piano economico. Non a caso, i dati economici più confortanti arrivano in queste settimane dalla manifattura italiana, che eccelle a livello internazionale per qualità delle produzioni e per flessibilità organizzativa e che riesce a cogliere i primi venti di ripresa provenienti, per esempio, dalla Cina. Mentre servizi, artigianato e commercio - molto più dipendenti dalla domanda interna - soffrono maledettamente l'incertezza della ripartenza e l'evoluzione preoccupante dei contagi in Italia. Nelle loro tesi i Giovani Imprenditori offrono un'idea innovativa sulla gestione delle risorse di Next Generation EU, il "tasso di conversione euro/futuro". «Proviamo ad assegnare questi fondi in base a un punteggio – propongono – più un progetto crea e assicura futuro, più merita di essere finanziato. Partendo da quattro punti cardine: giovani e donne, transizione energetica ed ecologica, connessioni, inclusione territoriale». In sostanza, nel pensiero dei Giovani Imprenditori - perfettamente allineati alla visione del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che si è tradotta nella proposta al Governo di un "nuovo Patto per l'Italia" - l'Italia vincerà la partita dei fondi europei se riuscirà a trasformarli in un "acceleratore di futuro" del sistema-Italia, per superare antichi ritardi della nostra classe politica ed errori strategici stratificati nei decenni. Di Stefano ricorda che, oggi in Italia, per 1 euro pubblico speso in Università ben 44 euro sono destinati alle pensioni. E lancia una suggestione: gli asili nido devono diventare il simbolo architettonico del nostro futuro.
I Giovani Imprenditori chiedono infine al Governo di aprire, a partire dalla prossima Legge di Bilancio, una "fase giovani" che preveda investimenti in innovazione, formazione e lavoro. Per poter supportare i giovani imprenditori di oggi, ma soprattutto quelli di domani. Non possiamo che condividere.
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