A proposito del convegno sulla famiglia svoltosi recentemente a Milano, dove un provocatore è stato fischiato e invitato a uscire, ed era presente, poco opportunamente, un sacerdote con qualche precedente sgradevole (ma siamo in un Paese libero...), Corrado Augias chiede, su Repubblica (giovedì 22), «che cos’è "naturale"». Motivo: «Le dizioni "famiglia" e "naturale" racchiudono concetti ai quali ci si può affidare fino a un certo punto, [perché] semplicemente enunciati non significano gran che». Sicuramente, non è il caso di spiegargli il significato dei due termini usati saggiamente dall’articolo 29 della Costituzione, quando si definisce la famiglia «società naturale» né ricordargli che la famiglia si è formata da sola fin dal principio nella cultura (per esempio Bibbia) e nella storia, sia pure con qualche variante (Corano), ma sempre fondata sulla relazione uomo-donna (amore), sulla finalità (procreazione) e sulla stabilità (leggi, politiche e tribunali). L’interrogativo augiasiano nasce, in realtà, da un individualismo di stampo radicale, anarchico e senza limiti, e da un rifiuto più o meno consapevole del valore di una società ordinata, socializzata e solidale, come risulta dalla conclusione della sua risposta a una lettrice non si sa se ingenua per natura o per finta: «C’è sempre qualcuno che si arroga il diritto di decidere per gli altri cosa è naturale e cosa no, cosa è bene e cosa è male, come si deve strutturare la propria vita affettiva, come si deve nascere e come morire». Qualcuno? Lo fa già il laicismo, che, spacciandosi per laicità, regolamenta, per esempio, chi deve nascere e chi essere abortito e se si deve morire in modo naturale o per mano altrui. LAICITÀ O LAICISMO?Ecco una tipica dimostrazione di laicità laicista. Secondo L’Espresso (del 29 gennaio) «contro la violenza dei fanatici l’arma è una giusta distanza dalla religione. Mentre la Francia riscopre i valori della rivoluzione, gli intellettuali si chiedono: come fare in Italia?» Sarebbe cosa assai saggia se da noi si facesse l’opposto di quello che si è fatto nella Francia in regime di asserita laicità. Per esempio, fare il contrario delle «battaglie sui diritti civili anni Settanta» (divorzio, aborto, eutanasia eccetera), ma purtroppo il virus laicista anche da noi ha già lavorato. Oppure fare il contrario di quello che, al di qua delle Alpi, scrive nei suoi libri il filosofo della scienza Giulio Giorello citato dall’Espresso: «Di nessuna Chiesa. La libertà del laico» oppure «Senza Dio. Del buon uso dell’ateismo». Non è nemmeno soltanto il relativismo, ovvero «il proprio io e le sue voglie», come disse il cardinale Ratzinger prima di essere eletto Papa. In Francia, si sa, è stato scritto un Codice di "Morale Laica" (laicista) da insegnare obbligatoriamente in tutte le scuole, anche non statali o religiose: la "Morale Laica" della libertà non solo si oppone, per esempio, alla morale cristiana ma proprio in quanto "morale" obbligatoria, è un ottimo esempio di quello che la vera laicità non deve essere.I FANTAFIGLIUna delle probabili novità del futuro è costituita da quelli che vengono già chiamati «i fantafigli». Sono i figli – annuncia La Repubblica (venerdì 23) – che dovrebbero nascere dalle manipolazioni già in corso delle cellule staminali e normali dei topi nel tentativo di trasformarle in gameti (ovociti o spermatozoi). Uno dei progetti in corso è la trasformazione indifferente in seme maschile o in ovociti anche delle cellule della pelle umana di un maschio, che potrebbe così «riprodursi senza donne» (ma il bambino dove lo mette? Nel taschino?). Scrive Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita, «molto resta ancora da capire [per fortuna] sull’efficacia dei gameti umani che così si formerebbero». Ma il rischio che diventi un gioco da apprendista stregone? I più cordiali auguri di fallimento.
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