«Niente sesso. Sono il Papa»: ieri ("Fatto", p. 1 e 18) Paolo Flores sulla «frase di Benedetto XVI che ha fatto il giro del mondo e stigmatizza come minaccia alla libertà religiosa (") la partecipazione a corsi di educazione sessuale e civile», e che per lui è «insensata, oltre ogni ridicolo». Dovrebbe vergognarsi lui, invece, che con quella sua voluta parentesi e puntini scavalca il fatto che nel testo il Papa non rifiuta l'educazione sessuale e civile, ma la sua «imposizione» da parte dello Stato contro la volontà delle famiglie. Falsificazione misera e davvero «insensata», ma seguita dal "gregge". Perciò sempre ieri "Repubblica" (p. 37: «La malaeducazione sessuale») Maria Novella De Luca scrive che Benedetto XVI afferma che «l'educazione sessuale è "contro la fede"», mettendo virgolette anche al suo falso, e poi Chiara Saraceno, sociologa "laica" prêt-à-porter, stigmatizza «l'anatema del pontefice contro l'educazione sessuale perché "contro la fede e la retta ragione"». Lei truffaldinamente mettendo «perché» al posto del «se» ipotetico cambia il senso della frase, che tutti possono discutere, ma non falsificare per poi stracciarsi le vesti. Chi fa così infatti è subito del tutto nudo di ragione e buon senso, e senza la solita foglia di fico sulle vergogne esibite. E al "gregge" del falso sempre ieri si unisce anche Augias (Rai3, verso le 13), purtroppo docilmente servito dal teologo di corte. E dire che proprio ieri leggi ("Unità", p. 24): «Da tempo le parole del Papa riportate dai giornali non sono quelle realmente pronunciate». Segue giustissimo interrogativo: «Distrazione o cattiva fede?» Nessun dubbio: la seconda.
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