Dopo un paio di minuti ti ritrovi a battere il tempo con le mani o con i piedi. È il primo effetto del bel documentario di Luigi Ferraiuolo, Libera nos a malo, prodotto da Tv2000 e andato in onda sulla stessa emittente giovedì e venerdì scorsi, rispettivamente alle 22.50 e alle 19.00. Falci, tini e botti usati come strumenti per scacciare i demoni. Un ritmo e un genere alla base di diverse culture musicali: dalla tarantella alle danze africane, fino ai tamburi brasiliani del carnevale. Un ritmo, quello della cosiddetta “musica pastellessa” (nome derivante da una specialità tipica della cucina povera: la pasta con le castagne lesse), che ogni abitante di Macerata Campania si porta dentro dalla nascita. «È nel nostro Dna», spiega una giovane di questo comune di diecimila abitanti tra l'anfiteatro di Capua e la reggia di Caserta. Il tutto in onore di sant'Antonio Abate o, per dirla come loro, di “sant'Antuono”. Suoni primordiali per un rito che si rinnova ogni anno il 17 gennaio, ma la cui preparazione coinvolge la gente di Macerata Campania per dodici mesi. Il 18 gennaio si riparte per preparare la festa dell'anno dopo, convinti che sarà ancora più bella. I bambini iniziano con il suonare le falci, crescendo passano alla percussione dei tini per poi arrivare alle botti. Tutti insieme, come “bottari”, formano le “battuglie”, che al ritmo dettato dal “capobattuglia” si spostano da un capo all'altro del paese su dei carri a forma di barca perché la tradizione vuole che sant'Antonio Abate sia arrivato via mare sulle coste campane, mentre gli studiosi sostengono che il santo eremita non si sia mai allontanato dall'Egitto. Ma la voce popolare, in questi casi, conta più della storia. Non si spiegherebbe altrimenti un fenomeno di così grande potenza musicale, culturale e sociale come quello di Macerata Campania, che si tramanda di generazione in generazione tra religiosità e folklore. Bene ha fatto Tv2000 a renderlo noto al grande pubblico e a proporlo ora all'attenzione dell'Unesco per sostenere il cammino di Macerata Campania e ottenere il riconoscimento di patrimonio immateriale dell'umanità. Bravo Luigi Ferraiuolo e i suoi collaboratori che attraverso suoni, immagini e testimonianze hanno saputo trasmettere al pubblico l'essenza e la poesia di una manifestazione veramente unica nel suo genere.
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