sabato 7 settembre 2019
La lotta all'evasione fiscale è l'Araba Fenice della politica italiana. Spesso assente dai programmi elettorali e di Governo ma ricorrente negli slogan da talk show, talvolta presente sulla carta degli accordi politici ma successivamente accantonata nella gestione della cosa pubblica. «Non si può parlare di una seria politica contro l'evasione fiscale, altrimenti si perdono le elezioni» chiosava non a caso, con amara ironia, Romano Prodi. Ma stavolta sembra essere andata meglio (rispetto alla media). È apprezzabile infatti che, nel loro accordo di programma per il Governo Conte bis, PD e M5S l'abbiano posta (al punto 16) tra gli obiettivi del nuovo esecutivo. Non limitandosi ad una mera dichiarazione di principio, ma indicando qualche strada da seguire: realizzando «l'inasprimento delle pene, incluse quelle detentive, per i grandi evasori» o «agevolando, estendendo e potenziando i pagamenti elettronici obbligatori e riducendo drasticamente i costi di transazione». È facile condividere in linea teorica l'inasprimento delle pene, che però è stato già sperimentato in passato rivelandosi scarsamente efficace. Più utile è l'estensione dei pagamenti elettronici obbligatori, perché la loro tracciabilità dissuade fortemente il potenziale evasore dal compimento concreto del reato. Ancora più utile sarebbe intensificare la tax compliance, promuovendo e incentivando il rispetto degli obblighi fiscali da parte del contribuente: questa nuova strategia, basata sulla teoria dei nudge, è stata avviata dall'Agenzia delle Entrate nel 2015 e punta ad aumentare il gettito non attraverso i controlli e le sanzioni, ma con la "spinta gentile" all'adempimento. Come ben evidenzia Alessandro Santoro su lavoce.info, negli ultimi tre anni l'Agenzia ha individuato un numero crescente e molto significativo di contribuenti (quasi 2 milioni nel 2018) le cui dichiarazioni presentavano incongruenze e anomalie rispetto ad altri dati presenti nei propri database. L'Agenzia ha quindi inviato loro una lettera per invitarli a versare le imposte dovute attraverso le dichiarazioni integrative, ottenendo un gettito aggiuntivo di ben 1,8 miliardi. Prevenire l'evasione, sfruttando meglio la grande mole di dati a disposizione dell'amministrazione finanziaria, è molto più efficace che reprimerla. È questa la direzione da seguire: senza nuove leggi, senza dichiarare "guerre di carta", senza creare nuovi obblighi per i contribuenti. E senza dover rileggere lo splendido «Apologo sull'onesta nel paese dei corrotti» di Italo Calvino, per essere costretti a considerarlo – dopo quasi 40 anni – ancora terribilmente attuale.
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