Oggi diremmo che la resilienza fu una delle virtù di santa Francesca Romana, perché questa testimone vissuta tra il XIV e il XV secolo riuscì a trasformare la condizione in cui si trovava in un’occasione per dare forma in modo eroico alla fede. Non stiamo parlando di una semplice “accettazione”, quindi, ma nemmeno di una lotta sterile e fine a se stessa: Francesca è l’esempio di quella capacità che dovrebbe essere di ogni battezzato, chiamato ad amare il mondo in cui vive, ma anche a orientarlo sempre verso il Bene ultimo. Francesca Bussa de’ Leoni era nata a Roma nel 1384 in una nobile famiglia romana. Nonostante il suo desiderio di consacrarsi a Dio da monaca, accettò di seguire la strada del matrimonio scelto per lei dalla famiglia. Sposata appena tredicenne, andò a vivere nella dimora di Trastevere dello sposo, Lorenzo de’ Ponziani. Anche se lontana dai suoi progetti, accolse con serenità la sua condizione, facendo della semplicità il suo stile di sposa e poi di madre (ebbe infatti tre figli ma due morirono). Affrontò con coraggio tutte le avversità personali e nel 1425 arrivò a fondare la congregazione delle Oblate Benedettine di Maria dette anche Nobili Oblate di Tor de’ Specchi e, oggi, Oblate di Santa Francesca Romana. Tre anni dopo la morte del marito, emise anche lei i voti nella congregazione da lei fondata. Morì il 9 marzo 1440. È santa dal 1608.
Altri santi. San Paciano di Barcellona, vescovo (IV sec.); san Domenico Savio, adolescente (1842-1857).
Letture. Romano. Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31.
Ambrosiano. Gen 18,1-15; Sal 118 (119),49-56; Pr 7,1-9.24-27; Mt 6,1-6.
Bizantino. Eb 12,1-10; Mt 20,1-16.
t.me/santoavvenire
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