«L'amore dona a chi ama un occhio così acuto/ che se un'aquila lo fissa ne è abbacinata./ L'orecchio che ama ode ogni impercettibile suono,/ quello che elude anche l'orecchio del ladro./ Il tatto di chi ama diviene delicato e sensibile/ come le antenne di una lumachina./ Il palato di chi ama è più fine di quello di Bacco,/ e il suo valore eguaglia quello di Ercole». Tutti li miei pensier parlan d'amore, leggendario verso dello Stil Novo, veritiero. Amore è al centro del mondo e quindi dell'opera che artisti e poeti creano a felice imitazione del mondo, nel suo splendore e nella sua realtà tragica. Shakespeare ci ha insegnato tutto sull'amore, ma non solo nelle tragedie supreme, come Romeo e Giulietta, bensì, fatto ancor più prodigioso, nelle commedie. E in una leggerissima, fatata commedia come Pene d'amor perdute, un giovane fino a ieri scanzonato e ora di colpo innamorato, recita parole smaglianti sull'amore come felice passione, che supera ogni dote, talento, virtù, ogni visione o sogno. Meravigliosamente Shakespeare ci svela, sorridendo, come l'amore renda infallibilmente acuta la vista, sensibilissimo l'udito, inarrivabile il tatto… L'amore non acceca, come recita un luogo comune. Esalta, come recita Shakespeare.
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