sabato 1 febbraio 2020
Li riconosci subito quando li incontri: più spigliati, più curiosi, più capaci di pensiero critico e di visione. Sono i giovani che hanno fatto l'Erasmus: il programma che dà la possibilità agli studenti universitari europei di svolgere in una o più università straniere un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università. L'Erasmus - dal nome del grande teologo, filosofo e umanista olandese Erasmo (1466-1536) e felice acronimo di EuRopean Community Action Scheme for the Mobility of University Students - è stato creato nel 1987 e da allora ha coinvolto quasi 9 milioni di persone: senza dubbio la novità universitaria più positiva e rivoluzionaria degli ultimi decenni. Benvenuta, pertanto, la notizia che l'Unione Europea intende raddoppiare i finanziamenti per il periodo 2021-2027, allargando la platea dei beneficiari, poiché ora solo il 13% dei laureati ha questa possibilità. Ai vantaggi più immediati e visibili di questa esperienza - quali l'apprendimento delle lingue straniere e la maggior possibilità di occupazione congiunta a una migliore retribuzione - se ne aggiungono altri più strutturali e di lungo periodo: lo scambio di idee, progetti, affetti. Questi cittadini del mondo sono il vero antidoto alle varie Brexit, alle tentazioni di Italexit, alla chiusura di fronte a chi è diverso per patria, pelle, cultura.
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