sabato 25 gennaio 2020
È morto Emanuele Severino, pensatore notissimo da decenni, stimato e corteggiato. Leggo rimpianti ed elogi quasi unanimi. A lui negli anni – ben 23 ormai – ho dedicato 50 volte la rubrica. Più che altro il tema era il suo giudizio sulla Chiesa come tale, per lui ormai alla fine e destinata ad essere sostituita da scienza e tecnica. Un'ostilità intellettuale che gli veniva anche da una vicenda personale: docente all'Università Cattolica di Milano era stato allontanato dalla cattedra per incompatibilità assoluta, e riconosciuta da ambedue le parti, tra la sua visione filosofica e la realtà del messaggio cristiano. La Chiesa per lui in declino fatale, annunciato e previsto da decenni nei suoi scritti... Tra l'altro – pure un po' sommariamente – nella sua visione filosofica tesi centrale è che l'Essere è Essere e nulla cambia, tutto è perfetto e tutto rimane identico a se stesso.
Che dire? Tra molte pagine tante cose, ma su "Libero" (p. 1 e int.) – a parte qualche eccesso di linguaggio disinvolto – trovo condivisibile Renato Farina, come sempre chiarissimo anche quando non sei d'accordo: "Tutti si inchinano alla tecnica. Dio è proprio morto ucciso dagli uomini". Il collega annota che "dall'800 l'umanità si è convinta che solo la scienza ci renderà eterni invece sarà una catastrofe: cosa ci salverà del nulla?". Farina ricorda "l'idea cristiana di resurrezione". Se essa vale, e per chi scrive qui come anche per Farina, pur con tante differenze evidenti su temi non solo di mondo, ma anche di Chiesa, allora qui possiamo dire che la morte per tutti è, sì, chiudere gli occhi, ma per vedere meglio e per vedere tutto.
Dunque qui anche per Emanuele Severino la speranza e il suffragio hanno senso: Maestro, qualche scusa per i lupus del passato, con un augurio per l'eterno presente. Riposa in pace!
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