sabato 9 gennaio 2016
Strafalcioni diversi… Ieri (“Espresso” in edicola, p. 102) Umberto Eco si dice «sempre più irritato da un'espressione», che poi precisa: «Commettere un errore involontario». Lì cose serie: tra Parlamento, tv e tribunali, ma per caso mentre lo leggo ecco che nel Tg3 del pomeriggio – h. 14.40 circa – si parla dei problemi delle «coppie omosessuali dello stesso sesso» (sic!) esprimendo disappunto per l'ostilità verso esse da parte di un possibile prossimo raduno di «famiglie cattoliche» (sic!). Due strafalcioni: il primo si denuncia da solo – vero? – il secondo è più sottile e anche più pesante: chi ha detto al Tg3 che il giudizio negativo sull'attuale testo del ddl Cirinnà che introduce un simil-matrimonio gay e una forma di adozione sia un esclusiva di «famiglie cattoliche»? Mistero… Il fatto è che noi giornalisti, o anche intellettuali doc, siamo così sicuri di cose problematiche da sfidare l'azzardo. Ecco allora (“Italia Oggi”, 5/1, p. 12) che i discorsi di Capodanno del presidente Mattarella, di papa Francesco e del premier Renzi hanno offerto a Gianfranco Morra l'occasione di pronunciarsi sullo «stile» dei tre. Lapidario: «Mattarella greco, Bergoglio barocco, Renzi faustiano»! Parte, lui, citando il «grande scienziato che fu Buffon» per il quale «lo stile è l'uomo», e perciò descrive non solo i tre discorsi, ma i tre personaggi. Non discuto gli altri due, ma ridurre Francesco a «estroso e bizzarro», con «illusionismo scenografico» pare esercizio esso sì barocco, soprattutto se poi lui intende la “propaganda (diffusione) della fede” strumento «per creare un nuovo temporalismo, adattando il messaggio evangelico alle diverse culture e tenendo conto del mutamento delle classi al potere». Insomma: il «gesuita barocco» strizzerebbe l'occhiolino al “potere”. Sicuro lui, e anche lo strafalcione.
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