Ieri, “Giornata del dialogo tra ebrei e cattolici”, in rete una riflessione comune – firmano il vescovo Bianchi a nome della Cei e il rabbino Elia Enrico Richetti, presidente dell'Assemblea dei rabbini d'Italia – in tema del “comandamento”, nel linguaggio ebraico la “parola” del Decalogo su matrimonio e famiglia «Non commettere adulterio». Sempre ieri qui Masciarelli (p. 2: “La benedizione delle parole condivise”) e Gambassi (p. 18: “Tra ebrei e cattolici un'alleanza ‘sponsale'”). Di recente anche il Papa ne ha parlato riferendosi anche alle parole del gran rabbino di Francia, Bernheim. Una chiarissima sintonia. Alleanza conservatrice? Coppia mista di oscurantismo medievale? Forse la tranquilla noncuranza con cui anche ieri (“Repubblica”, p. 26) in certe pagine si denunciano «pregiudizi feroci» e «negazioni di libertà» dice solo che in mancanza di argomenti, qualcuno, col pretesto di una “laicità” che è tutto fuorché equilibrata e indipendente, si mostra incapace di rendersi conto che anche chi la pensa diversamente ha un cervello e, quando si tratta di fare le leggi, ha diritto di parola e anche di voto. È democrazia, vero? Famiglia, matrimonio, sessualità, generazione, omosessualità, “generi” vari: ci si confronta, di dialoga, e ove necessario ci si conta. Senza strillare al “Medioevo” se si è minoranza, o a «vittoria della ragione e della libertà» se si prevale. A proposito, sempre “Repubblica” ieri (p. 12) l'articolo di Alberto D'Argenio ha nel titolo e nel sommario la notizia: «E Monti dice no alle nozze omosessuali», mentre nel testo, con quella firma, non c'è alcun cenno alla cosa. Qualcuno in redazione è così certo di avere ragione che se trova un ostacolo perde il lume degli occhi. O della ragione?
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