Mentre è in corso un consiglio militare degli Aramei per decidere la strategia di conquista del regno di Samaria, i consiglieri se ne escono con questa considerazione: «Il loro Dio è un Dio dei monti; per questo ci sono stati superiori; se combatteremo contro di loro in pianura, certamente saremo superiori a loro» (1 Re 20,23). Essi pensano che il Dio d'Israele sia una divinità montana. Così come esistono dei marini o astrali non fa meraviglia, per dei pagani, che il Dio israelitico eserciti la sua influenza sui monti, e che nei suoi domini il suo popolo risulti invincibile. L'idea del Dio montanaro c'è anche in passaggio profetico: «Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paran. La sua maestà ricopre i cieli, delle sue lodi è piena la terra». (Ab 3,3).
Il Signore d'Israele riempie delle sue lodi la terra intera perché egli è il Dio di tutta la terra (Gs 3,11.13; Sal 47,8 ecc.). Paran si trova nella penisola del Sinai. È dunque un nome che si associa a quelli classici per il monte della rivelazione: Oreb e Sinai. L'etimo del primo nome è dalla radice arab, che significa “essere secco”. Rugiada e forza di fertilità di quel monte è Dio stesso. Dopo il passaggio del mare la vita d'Israele parte dal “monte della voce”. Gli accenti delle labbra divine, se ascoltati faranno della massa di schiavi usciti dall'Egitto la realizzazione di questo progetto: «Se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli». (Es 19,5).
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: