È dall’umile lavoro quotidiano, l’impegno appassionato e amorevole per le piccole cose di ogni giorno che nasce la pace vera, quella destinata a cambiare il destino di popoli e nazioni. Anche questo è un messaggio che ci arriva dalla figura di san Giuseppe, che oggi la Chiesa ricorda nella sua veste di lavoratore. A scegliere di celebrarlo con questo titolo, nel 1955, fu Pio XII su richiesta delle Acli, che sentivano la necessità di coniugare la festa dei lavoratori con il messaggio cristiano. Fu così che questa ricorrenza diventò l’occasione per ricordare a tutto il mondo, che l’orizzonte ultimo di ogni opera umana, fine nelle pieghe più recondite della storia, è Dio stesso. Il lavoro, spiega papa Francesco nella Lettera apostolica «Patris corde», è «partecipazione all’opera stessa della salvezza, occasione per affrettare l’avvento del Regno, sviluppare le proprie potenzialità e qualità, mettendole al servizio della società e della comunione». Inoltre, nota ancora il Pontefice, «il lavoro diventa occasione di realizzazione non solo per sé stessi, ma soprattutto per quel nucleo originario della società che è la famiglia. Una famiglia dove mancasse il lavoro è maggiormente esposta a difficoltà, tensioni, fratture e perfino alla tentazione disperata e disperante del dissolvimento».
Altri santi. San Geremia, profeta (650-587 a.C.); san Riccardo Pampuri, religioso (1897-1930).
Letture. Romano. Gen 1,26-2,3; Sal 89; Mt 13,54-58.
Ambrosiano. At 23,12-25a.31-35; Sal 123 (124); Gv 12,20-28.
Bizantino. At 13,13-24; Gv 6,5-14.
t.me/santoavvenire
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