domenica 18 gennaio 2009
Il temuto arrivo anche a Genova, dopo Londra, degli "ateobus", quelli con la pubblicità contro l'esistenza di Dio, aveva indotto alcuni quotidiani (Il Giornale, Europa, Stampa, Secolo XIX, ma non l'Unità, venerdì 16) a deprecare, preoccupati, l'iniziativa, per fortuna poi scongiurata. In realtà non c'era da preoccuparsi. Quella pubblicità («La buona notizia è che Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno») dimostrava da sola che i signori dell'Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) sono preoccupati: Dio a loro fa problema e ciò dimostra che esiste.

STAMINALI
DEL PERÒ
«Quest'anno», scrive Umberto Veronesi, grazie a Obama (Grazia, martedì 13), «si riaprirà il dibattito sulle staminali. Ed è un gran bene». Parla, ovviamente, delle staminali embrionali. In quello che scrive, però, il "gran bene" che dovrebbe essere prodotto dalla strage degli embrioni, non si trova. Proprio Veronesi, infatti, paragonando le staminali embrionali a quelle adulte, scrive che queste ultime «sono utilizzate nella cura del cancro come terapia di sostegno dopo la chemio e, in cardiologia, sono già stati fatti i primi autotrapianti di staminali per riparare cuori gravemente malati. Poi ci sono gli studi sulle staminali della pelle, del cervello e del midollo spinale per la cura del morbo di Alzheimer e di Parkinson, della Corea di Huntington, dell'epilessia, della sclerosi laterale amiotrofica, di alcuni tipi di paralisi e non solo». Niente male, si è già alle terapie concrete. Però": «Però le più grandi aspettative " scrive Veronesi " sono naturalmente riposte nelle staminali embrionali», che, però, finora non hanno curato niente. Terapia, nei fatti, batte aspettativa almeno 9 a zero. E salva gli embrioni dai sacrifici al Moloch di una scienza incerta e senza etica.

TERRORISMO?
A proposito della morte per autodeterminazione, l'ex abate Giovanni Franzoni lancia, su Confronti (gennaio), due bordate. La prima: «La pretesa di considerare una cellula staminale soggetto umano di diritti come un individuo evoluto ["] sembra spogliare la vita di ogni contenuto relazionale». Franzoni non ha capito: A) che non la cellula, ma l'embrione da cui la si preleva è soggetto di diritti; B) che a partire dal primo istante, tra la madre e il concepito si svolge una vita di relazione che non ha eguale nel corso degli anni successivi. La seconda: «Appare terroristico definire "cultura della morte" ogni pensiero che si investa del problema di seguire il malato nella fase terminale privilegiando la qualità del vivere ["] e l'espressione libera della sua volontà». Terroristico è, piuttosto, l'incoraggiamento che la "cultura della morte" attua quando promuove l'aborto, le discriminazioni tra concepiti o tra embrioni buoni e cattivi e, infine, l'eutanasia cioè la spinta a morire in nome della qualità di una vita declassata per sentenza.

LE DIAVOLESSE
Secondo Adriana Zarri (il Manifesto, rubrica "Parabole", venerdì 16), «il cardinale [Martini] si dichiara favorevole all'ordinazione di uomini sposati, di sicura e provata fede. Né lo spaventa il sacerdozio femminile, dato che il nuovo testamento " scrive Zarri " ammetteva la diavolesse». Forse voleva scrivere le "diaconesse", e forse il refuso è freudiano.
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