È il cibo la prima ricchezza dell'Italia
domenica 5 gennaio 2020
Una ricchezza per tutti. È sempre di più così l'agroalimentare nazionale. Non solo bontà da gustare, ma presidio del territorio e poi un giro d'affari miliardario e, soprattutto, lavoro per milioni di persone. Certo, i guai d'Italia non si possono risolvere solo con le produzioni agricole e agroindustriali, ma che queste possano essere un valido strumento per rinforzare l'economia del Paese è fuor di dubbio. Anche se spesso, ancora oggi, dell'alimentare si vede solo la parte legata a filo doppio alle produzione tipiche e blasonate.
Appena passato il giro di boa dell'anno nuovo, sono stati i coltivatori diretti a far di conto per capire il valore del loro comparto preso nel suo complesso. Il senso del risultato sta in pochi numeri. Il cibo è diventato la prima ricchezza del Paese. A conti fatti la filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali e alla ristorazione, vale in Italia la bella cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil ed offre lavoro a 3,8 milioni di occupati. "Leva strategica del Paese", la definiscono i coltivatori diretti. Soprattutto, pare che sia l'agroalimentare ad essere il comparto dell'economia che cresce più e meglio degli altri e che in poco tempo è stato capace di diventare un traino per l'intera economia nazionale dentro e fuori l'Italia. Forse soprattutto fuori, visto che le esportazioni agroalimentari italiane hanno da tempo e saldamento superato i 41 miliardi di euro.
E tutto senza contare il ruolo di difesa dell'ambiente e del territorio che soprattutto l'agricoltura detiene. Certo, i problemi ci sono ancora tutti (a partire forse dalla ancora scarsa considerazione che l'agricoltura ha in certi ambienti economici e politici), senza dire poi della concorrenza mondiale spesso scorretta. A proposito dei falsi alimentari italiani, il loro giro d'affari pare abbia raggiungo e superato i cento miliardi di euro. L'agroalimentare nazionale, dunque, è sempre di più bello e imitato seppure frenato da ritardi quasi atavici in fatto di snellezza delle procedure, dotazioni infrastrutturali, semplificazione delle leggi. Ma che quella agroalimentare sia davvero una ricchezza per tutti (o quasi) è un fatto. Occorre certamente lavorare ancora per rendere davvero la produzione agricola e alimentare nazionale
qualcosa di più saldo e condiviso ancora. Sempre i coltivatori diretti, qualche tempo fa, anno ricordato che
nel Paese del buon magiare, sono ancora oltre due milioni le persone che non hanno i soldi per mettere insieme il pranzo con la cena.
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