Morire perché ci si dichiara cristiani: se ci fermiamo solo un attimo a pensare a questo tipo di esperienza, che nei primi secoli segnò la vita delle prime comunità dei fedeli di Cristo, ci pare così lontana e assurda. Nel mondo odierno suona come straniante l’idea di rinunciare alla propria vita per qualcosa in cui si crede. Anzi, questa scelta forse oggi la percepiremmo come “inutile”. In realtà la nostra libertà di scelta si fonda proprio sui tanti cristiani che hanno perso la vita per difendere quei valori del Vangelo che danno sostanza all’idea di dignità della persona. Oggi il Martirologio Romano riporta l’esempio di una donna che affrontò con coraggio la violenza del mondo e la logica della sopraffazione: santa Giuditta (o Giulitta), madre cristiana vissuta tra il III e il IV secolo, che morì martire assieme al figlio, Quirico. Vedova facoltosa di Iconio (oggi Konya in Turchia) vissuta all’epoca della persecuzione di Diocleziano, Giuditta fu privata di tutti i propri beni a causa della sua fede: essendo cristiana, infatti, le fu negato il diritto di difendere le sua proprietà. Fuggì quindi verso Tarso, ma fu arrestata dal governatore romano Alessandro e sottoposta a torture. Secondo la tradizione quando Giuditta si proclamò cristiana Alessandro scagliò a terra il piccolo Quirico che era sulle sue ginocchia. Il piccolo morì e la madre venne condannata e martirizzata.
Altri santi. San Similiano di Nantes, vescovo (IV sec.); beata Maria Teresa Scherer, religiosa (1825-1888).
Letture. Sacratissimo Cuore di Gesù. Romano. Dt 7,6-11; Sal 102; 1Gv 4,7-16; Mt 11,25-30.
Ambrosiano. Dt 7,6-11; Sal 102 (103); Rm 15,5-9a; Mt 11,25-30.
Bizantino. Rm 9,6-19; Mt 10,31-11,1.
t.me/santoavvenire
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: