La prima si chiama Martina Trevisan, una tennista italiana che in questo anno terribile per tutti, sportivi inclusi, ha raggiunto la sua consacrazione grazie a una meravigliosa cavalcata nel torneo del Roland Garros a Parigi (interrotta ieri ai quarti di finale contro la polacca Iga Swiatek: 6-3 6-1, ndr). Il risultato sportivo è comunque splendido, ma splende ancor più il percorso che questa ragazza ha affrontato, a monte di questo exploit.
Nel 2009 Martina ha 16 anni, è n. 57 della classifica mondiale di categoria e davanti a sé ha una brillante carriera. Tuttavia, proprio quell'anno, la luce si spegne. Grandi aspettative e pressioni intorno a lei, qualche problema in casa, una serie di infortuni: troppo per un'adolescente. L'anoressia si infila nella sua vita e per quattro anni Martina non gioca più. Nessuna competizione, nessun torneo. Niente. Arriva a pesare 48 chili, ma riesce a mantenere un contatto con il tennis: un po' si allena, un po' insegna. Poi, come lei stessa racconta, trova la chiave, impara a chiedere aiuto. E vince. Non solo riprende il controllo della sua vita, ma esplode sui campi in terra rossa a Parigi. Nell'anno più difficile per tutti, ricorda di essere stata capace di attraversare un personale inferno e gioca, vince, sorride. Soprattutto diventa capace di ispirare e insegnare a tante adolescenti che vincere si può, soprattutto quando si ha la forza di chiedere aiuto.
Ispira, insegna e, in questo momento, ha bisogno di aiuto anche la seconda donna protagonista della settimana. Si chiama Yelena Leuchanka, cestista bielorussa, star della sua nazionale che ha trascinato al 4° posto nel Mondiale del 2010 e protagonista anche nella Woman Nba. Yelena ha messo la sua firma (insieme a quella di altri seicento atleti che minacciano di non rappresentare più il proprio Paese se le violenze e la repressione non termineranno) su un manifesto che chiede nuove elezioni e la fine del regime di Lukashenko. Poi Yelena è scesa in piazza. Lei, una donna così famosa e alta quasi due metri, non poteva certamente passare inosservata in mezzo a quel fiume di persone che ormai da nove settimane protesta, ogni domenica, a Minsk. Una settimana fa è stata arrestata, ufficialmente per quindici giorni, diventando una degli oltre 12mila attivisti portati in carcere dal regime di Lukashenko.
Yelena, in una bellissima intervista rilasciata pochi giorni fa ad "Athleta Magazine" diceva: «Quando ho cominciato a viaggiare, mi sono resa conto che la Bielorussia era trenta, quarant'anni indietro rispetto agli Stati occidentali. È stato uno choc culturale. Girare il mondo grazie alla pallacanestro ha fatto maturare delle domande insistenti dentro di me. Mi chiedevo come fosse possibile una tale arretratezza del mio Paese, mi chiedevo il perché di questa paralisi economica e culturale. Solo allora ho realizzato che qualcosa nel sistema fosse profondamente sbagliato. Oggi sono qui a dirlo al mio popolo, all'intero mondo».
Queste due donne, la prima protagonista in uno sport individuale, la seconda in uno sport di squadra, hanno costruito il loro carattere e il loro modo di stare al mondo grazie allo sport. L'unica differenza che passa fra le due è che Martina ha vinto la sua battaglia, Yelena non ancora.
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