Dopo la pandemia le tentazioni che il digitale ci ha lasciato
venerdì 18 giugno 2021
Con quattro successivi post sul blog "Moralia", che viene pubblicato sul sito della rivista "Il Regno" in virtù della collaborazione con l'Associazione teologica italiana per lo studio della morale (Atism), Salvino Leone, medico e teologo, delinea una possibile «etica della ricostruzione» della nostra quotidianità post-pandemia mostrando quattro «tentazioni» che, in tutto o in parte, hanno a che fare con la vita e la comunicazione digitale che abbiamo a lungo sperimentato in questo tempo. Il primo post, comparso il 28 maggio ( bit.ly/3iUq0Nz ), è dedicato alla «tentazione del remoto»: la fatica cioè che facciamo ad abbandonare le comodità di poter fare lezioni, tenere riunioni, frequentare seminari rimanendo «seduti a casa», da contrastare riconoscendo il «privilegio della presenza» e la ricchezza della comunicazione che essa consente. L'oggetto del post pubblicato ieri ( bit.ly/2TH7oFU ) è invece «la tentazione dell'ego dixi»: ovvero l'autoreferenzialità rispetto al «vero», che l'infodemia ha aggravato. Con i suoi riflessi nel rapporto tra docenti, alunni e famiglie, talvolta tentate di dare più credito a Facebook che ai maestri di scuola. Un'altra è la «tentazione del guscio» ( bit.ly/2TJsaET ), ovvero la resistenza a riprendere le relazioni sociali (andare a cena fuori, in palestra, al cinema, uscire con gli amici) per la «paura di abbandonare la tranquillità» di casa propria; quasi una «agorafobia collettiva» nutrita dalle mediazioni, immuni da contagio, consentite da tablet e smartphone. La più pericolosa è forse la «tentazione del divano mentale» ( bit.ly/3gAvviU ), cioè di non riuscire a parlare d'altro che della pandemia: un «ingombro» fortemente alimentato dal sovraccarico informativo. Ma è probabile che le «dita incollate al cellulare per scoprire l'ultimo dato» ci abbiano lasciato, al di là di tutto, «tanta desolazione»: è dunque tempo di «tornare a pensare» e a pensare alto, rivitalizzando «quel dono unico che Dio ci ha dato e ci ha trasmesso».
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