Domenica 15 maggio, nel giorno della canonizzazione in piazza San Pietro a Roma, i loro dieci volti, abbinati a due a due su cinque stendardi, li presentavano tutti sullo stesso piano. Ma nelle cronache dell'infosfera ecclesiale non è stato così: due dei nuovi santi sono risultati di gran lunga i più popolari a confronto degli altri otto. Sto parlando di Titus Brandsma e di Charles de Foucauld. Per quello che riguarda il martire Titus Brandsma, le maggiori agenzie cattoliche internazionali hanno dato risalto anche all'appello a papa Francesco perché proclami il carmelitano olandese co-patrono dei giornalisti. È stato redatto da quattro colleghi dei Paesi Bassi e cofirmato da altri 60. Il testo integrale dell'appello, cui si può accedere dal sito dell'UCSI ( bit.ly/3sG1sMl ), si conclude ricordando i 55 giornalisti uccisi nel 2021: «L'impegno per la verità e l'umanità è anche estremamente pericoloso nei nostri tempi di disinformazione e polarizzazione. Tutto questo richiede urgentemente un santo intercessore che l'abbia sperimentato personalmente – e che abbia superato la prova a pieni voti». Dei tanti post sul “fratello universale” Charles de Foucauld, quello comparso su “Re-blog” ( bit.ly/3FXcd2e ) ha tratto dai ricchi archivi della rivista “Il Regno” gli estratti di una conferenza dell'indimenticato vescovo di Novara, monsignor Renato Corti. Intitolata “Quest'uomo mi ha fatto molta compagnia. La sapienza semplice e profonda di Charles De Foucauld”, essa testimonia «la profondità dell'influenza della spiritualità foucauldiana nella Chiesa italiana del postconcilio e la sua attualità profetica». Su quest'ultimo punto, la lezione del religioso francese che l'autore ribadiva vent'anni fa è sempre attuale: «Non solo i contenuti del Vangelo sono importanti, ma anche lo stile evangelico secondo il quale renderli udibili e palpabili».
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: