martedì 19 gennaio 2021
Perfino Dio, sembra, ha disertato il cielo, almeno a partire dall'ultimo Natale. Da allora molti altri l'hanno imitato o, in alcuni casi, persino anticipato. Per esempio Antoine, sua moglie e i loro quattro figli, che abbandonano il Congo Democratico della Repubblica per l'Eldorado. Fanno tappa nel Burkina Faso per guadagnare abbastanza onde continuare il viaggio. Algeria, Libia, Marocco o forse altrove chissà. Muore la madre di malattia e il padre e i figli sbarcano a Niamey, l'altro sabato. Hanno attraversato frontiere chiuse, pagando alle forze dell'ordine, doganieri e assimilati, quanto avevano messo da parte per raggiungere il lontano Ciad. Da lì sarebbero poi passati nella Poco Repubblica Centrafricana per poi scivolare di nuovo dove erano partiti, pieni di speranze, due anni prima. Adesso, ospiti in una casa protetta attendono il giorno che forse verrà, magari quando meno lo si aspetta. Nel Sahel ci impegniamo a disertare le priorità "durevoli" pianificate da donatori di umanitario a buon mercato. Disertiamo le misure-barriera, il distanziamento, le maschere, il coprifuoco, il confinamento e soprattutto l'amore a distanza. Il nostro Sahel è esso stesso, così come lo vedete, una diserzione rispetto al mondo che volete organizzare a vostra immagine e somiglianza. Il popolo diserta la politica perché la politica ha disertato il popolo. I politici sono disertori in modo diverso dai migranti che hanno fatto della diserzione dalla realtà esistente il senso della loro scelta di instabilità permanente. La «doppia assenza» di cui parla Sayad Abdelmalek e che si congiunge in incerte nozze coi morti nel Mediterraneo centrale, oltre 17 mila quelli almeno contati dal 2013 a oggi.
Le nostre nascite sono pure diserzioni, assumiamolo senza vergogna, sfide permanenti a ciò che rappresenta la ragionevole attitudine dei piani di sviluppo "compatibile" coi dettami della finanza e del colonialismo ideologico. I bambini disertano la scuola, i giovani il futuro e le donne il proprio destino segnato dalla storia. Ognuno a modo suo inventa un mondo che non esiste da nessuna parte. Proprio ciò che cerca di fare a modo suo il Sahel, disertando a suo rischio e pericolo la strada indicatagli dalle menzogne e dal denaro. I disertori sono eroi che scrivono poesie sulla sabbia per i santi, che intercedono per loro senza troppo successo. Le utopie che questi ultimi raccontano sono diserzioni che si nascondono tra le migliaia di tende che offrono un riparo ai rifugiati che continuano a prosperare senza darlo a vedere. Il tempo del Sahel è una diserzione permanente e sfacciata di leggi e modelli di sviluppo importati e imposti dai piani strutturali della Banca Mondiale. Disertare, termine che allude al deserto, "all'abbandono", ben si confà alla nostra situazione. Lasciare il posto senza autorizzazione, abbandonare le proprie "responsabilità" e soprattutto non avere intenzione di tornare: tutte cose che il Sahel ha fatto sue. Non aspettateci, perché non torneremo a ciò che ha creato ciò a cui stiamo assistendo dappertutto. La Grande Re-inizializzazione di cui parlano l'Occidente e i suoi complici non ci assommerà tra soci o simpatizzanti. Disertiamo il potere, il prestigio e l'accumulazione delle ricchezze nelle mani di pochi. Il nostro maggior vanto sarà quello di formare e iniziare nuovi disertori.
Disertare le armi, le battaglie vinte e le guerre perdute, disertare le strategie, l'operazione Barhkane e Takouba, nome di dune "migranti" e di spada tuareg per i militari europei nel Sahel. Disertiamo i dittatori, i presidenti che allungano i mandati presidenziali, le milizie governative, le ideologie religiose, i campi di detenzione, le frontiere esterne, i documenti di viaggio, i vaccini obbligatori e le alleanze politiche. Disertiamo e non abbiamo nessun desiderio di tornare indietro. Siamo disertori di sabbia, poeti e santi. Alla sabbia dobbiamo tutto e a lei torneremo, da eroi, in un giorno di festa.
Niamey, 17 gennaio 2021
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