Azione o contemplazione? Qui sabato il Direttore ricordava la necessità di ambedue, e mi è tornata in mente la risposta di André Combes, colui che dopo 50 anni di malintesi – come ha scritto sua sorella Madre Agnese – «...ha scoperto e divulgato segreti della vera dottrina» di Teresa di Lisieux: «Il primo dovere dell'uomo d'azione è la contemplazione»! Realtà: senza un aggancio alla corrente niente luce! In tema (“Domani” 10/12, p. 15) Riccardo Di Segni, rabbino capo della comunità di Roma: «Dalla tradizione al presente la religione deve illuminare il mondo, non bruciarlo»! Riflessione su un passato pieno di tentativi di imporre la realtà religiosa con fuoco distruttore più che con luce che apre il cammino. Ancora qui (8/12, pp. 1 e 27): «Madre Canopi, e il Natale come luce nella notte... Per questa umanità smarrita il cristiano ha un lieto annunzio: Dio ci vuole come lui. E un esempio di sobrietà da dare»! Su queste pagine veniva citato Karl Rahner: «Nel nuovo millennio il cristiano sarà un mistico o non sarà»! La prova è ogni giorno! Andiamo avanti allora, ma nel segno evangelico: annuncio liberante per chi lo accoglie con la gioia di una presenza rinnovata della “fonte” che riscalda il mondo senza la pretesa di bruciare impietosamente ogni traccia di imprevisto. E dunque contemplazione continua nella coscienza che sì, siamo “tempio dello Spirito Santo”, ma non con il cipiglio di chi deve mettere in ordine il mondo... Domenica all'Angelus papa Francesco osservava che «...Troppi credenti hanno una faccia da funerale!». Troppi funerali in questo mondo, ma basterà quel solo Natale da vivere e annunciare che salverà l'umanità da ogni virus. In questo senso André Malraux scrisse che «il prossimo secolo o sarà religioso, o non sarà!» Luce ed energia di ogni vera nascita aperta alla vita: l'eternità che comincia nel tempo, anche il nostro.
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