Parole in libertà, in giorni senza libertà: chiusi per virus, non possiamo fare. Ma possiamo continuare a pensare…
Giorno 44
Quanto conta la memoria? Me lo sono chiesto mentre cercavo di ricostruire la storia di un uomo coraggioso che ha incominciato a diventare bellissima e struggente dal momento in cui ha smesso di vivere. L’uomo si chiama Li Wenliang, era un oculista di 34 anni e il mondo lo ha conosciuto perché è stato il primo medico cinese a segnalare la possibilità che la causa delle misteriose polmoniti di Wuhan di fine 2019 potesse essere un nuovo coronavirus. Espresse le sue ipotesi in una chat di gruppo già nel dicembre scorso, poco prima che i dirigenti sanitari locali lo convocassero accusandolo di aver diffuso notizie false e allarmistiche, mentre la polizia lo obbligò a firmare una dichiarazione in cui ammetteva di essersi comportato in modo “illegale”.
Nelle settimane successive, la commissione sanitaria di Wuhan iniziò a riconoscere che qualcosa di grave poteva essere in atto, ma solo il 20 gennaio venne dichiarata l’emergenza nazionale. Nel frattempo, dopo essere stato falsamente accusato e poi scagionato, Li era tornato a lavorare nel suo ospedale a Wuhan. Qualche giorno dopo aver visitato una paziente che poi risultò positiva al nuovo coronavirus, iniziò a svilupparne i sintomi e a soffrire di una grave infiammazione respiratoria. Gli fu confermato il contagio e morì il 6 febbraio.
Da allora è diventato una specie di martire, e intorno a lui è fiorito un piccolo grande culto. Il New York Times ha raccontato che cosa si sta scrivendo sotto all’ultimo post del dottor Li pubblicato il 1 febbraio su Weibo, una specie di Facebook molto popolare in Cina, dove da allora si sono radunati 1,4 milioni di suoi nuovi seguaci. Ci sono persone che gli augurano il buongiorno e la buonanotte come se fosse ancora vivo e potesse sentirli. Altri che gli dicono che è arrivata la primavera, o che i fiori di ciliegio stanno sbocciando. Altri ancora gli inviano foto di pollo fritto, il suo cibo preferito, e condividono con lui le cose che stanno succedendo nella loro vita: tristezze, gioie e desideri, come se parlassero a una persona di cui si fidavano e a cui volevano bene. Sotto all’ultimo post del dottor Li ci sono ormai più di 870 mila commenti, migliaia dei quali lasciati il 26 marzo, il quarantanovesimo giorno dalla sua morte, il momento in cui cioè per i buddisti l’anima lascia il corpo e si reincarna.
Poiché molti vedono Li Wenliang come una persona comune che è stata perseguitata ingiustamente e come un eroe che ha resistito al potere, gli si rivolgono anche per esprimere la loro frustrazione. SupCina, un canale informativo digitale indipendente, dice che è l'ordinarietà di Li che ha colpito la gente, ed è ciò che fa pesare così tanto la sua morte. Uno dei commenti recita: “Perché la nostra tristezza è così acuta? Perché eri un uomo semplice come me, un medico gentile e professionale, un amico, un figlio, un marito e un padre che ha sofferto per noi”. Gli utenti online hanno persino dato un nome all'account Weibo di Li: il Muro del Pianto. Questo è il luogo in cui possono esprimere la loro melanconia e la loro impotenza, un luogo di ritrovo virtuale per oltre un milione di persone che condividono emozioni simili e vogliono sentirsi un po’ meno sole.
Uno studente liceale di Shandong scrive: “Ho solo 17 anni, l'epidemia è il primo grande problema che ho affrontato nella mia vita. Penso che il dottor Li abbia aiutato la mia generazione a formulare dei valori. Il suo sacrificio non dovrebbe essere dimenticato. Noi giovani saremo presto al timone, e abbiamo bisogno del suo spirito per guidarci”. Una ragazza gli chiede: “Dottor Li, per favore dimmi: sei davvero in paradiso? Qualcuno dice che il mondo mortale è il vero inferno”. Un’altra scrive: “Se ti avessero ascoltato prima, le fiamme non avrebbero bruciato così il mondo”.
Nel timore che prima o poi questa pagina venga censurata e cancellata per sempre dalle autorità cinesi, il China Digital Times dell'Università della California Berkeley, ha conservato le schermate di alcuni commenti per preservare questa parte dell'eredità di Li. Un piccolo uomo che verrà ricordato e rimpianto solo perché ha osato dire la verità. Ecco, soprattutto a questo serve la memoria: fotografare il presente per non ripetere il passato.