domenica 19 aprile 2020

Parole in libertà, in giorni senza libertà: chiusi per virus, non possiamo fare. Ma possiamo continuare a pensare…

Giorno 39

Zoonosi, cioè malattia che dagli animali si trasmette all’uomo. Pensavo che le nuove parole alle quali devo abituarmi fossero solo picco, distanziamento e tampone. Invece ce ne sono di più inquietanti, e zoonosi lo è di certo. L’ho capito leggendo “Spillover”, il libro di David Quammen che spiega con cruda drammaticità cosa ci sta succedendo.

Mi sono convinto a iniziarlo per due ragioni: la prima è che l’autore non pare uno dei tanti catastrofisti improvvisati del momento, visto che ha impiegato 12 anni di ricerche viaggiando in ogni anfratto del mondo per poter raccontare con competenza come avvenga il salto di specie degli agenti patogeni dagli animali all’uomo. E secondo perché “Spillover” in realtà è uscito otto anni fa, nel 2012, ma già allora prevedeva che si sarebbe verificata una pandemia causata da un virus capace di evolvere e adattarsi rapidamente; che il virus sarebbe stato trasmesso da un pipistrello, o in una situazione in cui gli esseri umani entrano in stretto contatto con gli animali selvatici vivi. E che si sarebbe generato in un luogo come la Cina. Sorprendente, o meglio: sconcertante.

David Quammen però è un divulgatore scientifico che affianca alla sua indagine una potente quota morale. E fa riflettere sul fatto che il colpevole numero uno delle zoonosi è la più evoluta specie animale: noi. Noi che in alcune parti del mondo ci cibiamo di bestie selvatiche vendute in mercati dove l’igiene è l’ultima delle abitudini. Noi colpevoli della devastazione ambientale: “Quando gli alberi cadono e gli animali nativi vengono massacrati, i germi che lì erano contenuti volano come polvere da un magazzino demolito. Li stiamo rimuovendo dai loro limiti ecologici naturali, li introduciamo e li alleviamo per cibarcene in un nuovo ricco habitat chiamato popolazione umana, dove possono prosperare in gran numero”, spiega in un passaggio del libro.

In una recente intervista invece, Quammen ricorda che anche nei tempi antichi ci sono state pandemie causate da virus, altre da batteri, come la peste bubbonica. “Molte cose oggi sono cambiate. Alcune in meglio: abbiamo per esempio gli antibiotici contro i batteri. Altre in peggio: ci sono 7,7 miliardi di esseri umani che causano grandi alterazioni nella natura, vivono in città densamente abitate e sono connessi con aeroplani che li portano da una parte all'altra del mondo, tutti elementi che rendono l'intera popolazione mondiale a rischio di contagio in una grande ondata pandemica come l'attuale, e come altre che seguiranno”.

Non so se sia tutto esattamente così, e non credo che vivere in un pianeta che ha abbandonato l’età della pietra sia una colpa, ma più conosco tesi verosimili e convincenti e meno sono tranquillo. Sapere, a volte, è una condanna alla quale non siamo preparati.

P.S. Per risollevare l’umore, è bello sapere invece che la vicenda della famiglia di Milena, multata mentre contravveniva alle regole del coprifuoco per andare a una visita di controllo dopo un trapianto, di cui ho scritto nel diario di ieri, si è conclusa felicemente. La multa infatti è stata revocata, con scuse annesse da parte di chi per eccesso di zelo l’aveva comminata. Il buon senso, anche a scoppio ritardato, ha sempre un senso.

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