venerdì 10 aprile 2020

Parole in libertà, in giorni senza libertà: chiusi per virus, non possiamo fare. Ma possiamo continuare a pensare…

Giorno 30

Un mese dopo c’è solo un grande, fortissimo silenzio intorno. I sentimenti li digitiamo, adoperiamo le faccine per dire quello che non possiamo urlare con le parole: baciare, piangere, sorridere. L’emoticon è diventato il sostituto funzionale della voce che a distanza si sente meno. L’unico rumore è quello che pretende di fare chi scarica rabbia: contro il sindaco, l’assessore, la regione, lo stato, il mondo. Ci chiediamo come saremo dopo, e la verità è che non può essere un virus a renderci migliori: le persone belle, lo erano prima e lo saranno poi. Gli altri, quelli che fanno chiasso, riusciranno ad abbruttirsi ancora di più con il loro rancore.

Anche per questo ho azzerato il volume quando lei parla con i gesti. Per capire cosa vuol dire protezione, e cosa è veramente civile. E l’ho scoperto in un secondo: è la forza dei segni, l’eleganza di riuscire a parlare a chi non sente. Sembra la metafora della nostra vita, popolata da milioni di altri sordi che ci sentono benissimo, quelli che fanno le domande ma non ascoltano le risposte.

Una bella espressione della filosofia taoista dice che invece di maledire il buio, è meglio accendere una candela. Forse perché brucia senza farsi sentire, e illumina comunque. Un po’ come lei: si chiama Susanna Di Pietra, ha 33 anni, è figlia di genitori entrambi sordi ed è l'interprete a cui la protezione civile ha affidato il compito di tradurre per i non udenti le conferenze stampa di ogni giorno in tv alle 18. E’ diventata uno dei tanti simboli di questi giorni sospesi nell'attesa dei numeri del contagio. E mi sta facendo crescere il sospetto che sarebbe bello se tutto il mondo fosse completamente sordo, perché sarebbe costretto a dimostrare l’amore solo con i fatti.

In un’intervista che mi piace immaginare sottovoce, Susanna ha detto che si veste sempre di nero, o comunque di scuro, perché così i gesti risultano più evidenti e comprensibili. E che cerca di avere un’espressione tranquilla mentre spiega senza parlare, perché chi non sente nulla ha bisogno di essere rassicurato ancora più degli altri.

Ieri, quando lei ha finito di gesticolare, purtroppo ho dovuto rialzare il volume, e non era più così bello. Perché ho ricominciato a non sentire più quasi niente.

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