Tra vero e falso la differenza può essere sottile e la linea di confine sfuggevole. Questione di sfumature. Prendiamo il “Giornale” (9/3) e l’intervista di Serena Sartini al cardinale Matteo Zuppi. Il titolo è secco: «La Cei non è di sinistra. No all’accoglienza illimitata». Due negazioni in due righe non suonano coerenti con un uomo di Chiesa che da sempre predilige i sì. Ma davvero Zuppi ha detto che la Cei «non è di sinistra», lasciando così intendere, per esclusione e alla luce della seconda riga, che sia di destra? Leggiamo la domanda di Sartini: «Per l’opinione pubblica moderata la Cei viene percepita politicizzata e troppo a sinistra È d’accordo?». Risposta di Zuppi: «Per niente. Penso che sia una caricatura, purtroppo, di una lettura politica della Cei e di una politica che riduce tutto al contingente e a una lettura strumentale».
Il cardinale invita insomma a non caricaturare la Cei e a non fare letture politiche delle sue parole e delle sue azioni. Il titolo è dunque corretto o errato? In effetti Zuppi non è d’accordo con chi ha della Cei un’immagine «troppo di sinistra». Di più: non è d’accordo con chi si ostina – accade da sempre – su letture politiche di una realtà ecclesiale. Potremmo concludere che il titolo è soprattutto furbo e mira ad “arruolare” il cardinale. Ma le vittime di letture politiche forzate e miopi sono tante. Uno di questi è Benito Jacovitti, di cui giovedì scorso ricorreva il centenario della nascita. Oltre ad “Avvenire” (9/3, pag. 25) viene ricordato soltanto da quotidiani vicini al centrodestra: “Giornale” (9/3) con Andrea Brusoni e “Libero” (10/3) con la bella penna di Francesco Specchia. Genio del surrealismo, provocatore per vocazione, «Anarchico di centro» nel titolo di “Libero”, ebbe il torto di prendere in giro un po’ tutti, dittatori di destra e di sinistra in gioventù, per continuare con l’intero arco costituzionale in età adulta, fino, colpa somma, al movimento studentesco del ’68.
L’ostracismo sui quotidiani prosegue fino ai giorni nostri (intanto però il Maxxi di Roma gli organizza una mostra). Ma anche qui accadono fenomeni curiosi: “Libero” riesce nella notevole impresa di non nominare mai il “Vittorioso”, dove Jac si formò giovanissimo e militò per anni, né la casa editrice del diario Vitt, l’Ave: complotto ai danni dell’Azione Cattolica?
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