Questa volta l'ha detta grossa, Adriano: «Sono ancora depresso». Ha confessato a Rete Globo " tamtam brasiliano " che la depressione lo accompagna da quando è morto suo padre, nell'agosto del 2004. Forse è vero, forse non sa quel che dice. La depressione non è uno stato occasionale di malessere, è una malattia. Se è vero che ne soffre, e da ben tre anni, la storia personale e professionale di questo ragazzo nato per il calcio e per il gol andrebbe profondamente rivisitata.
Quest'anno ha segnato un solo gol, il 20 ottobre a Reggio Calabria dopo 188 giorni di digiuno. Le cifre di una polemica che è diventata un tormentone, non la via crucis di un malato che solo poche settimane fa, nel pieno della crisi, ha anche ammesso di essersi dato all'alcol. Ripeto: è importante scoprire la verità sulle reali condizioni di Adriano perchè non si consolidi il sospetto che nel dorato mondo del grande calcio esista una così grave forma di indifferenza nei confronti di un giovane calciatore che ha lasciato la famiglia naturale giovanissimo per entrare a far parte della famiglia/squadra, in questo caso l'Inter.
Fino a ieri, Adriano è stato raccontato come il protagonista di dolce vita e notti brave, del tutto dimentico dei suoi doveri professionali, più presente al tabarin che sul lettino dello psicologo. Mancini ha appena detto: «I problemi di Adriano finiranno quando condurrà una vita da atleta, altrimenti non è in condizioni di giocare». Un referto duro, crudele ma realistico. Il tecnico nerazzurro, bombardato da settimane di domande sulla crisi dell'ex bomber, non poteva dire altrimenti per giustificare l'assenza di Adriano dall'elenco dei giocatori accreditati alla Champions League e dall'attività di campionato, prima la panchina, poi la tribuna, le ultime volte addirittura a casa.
Non credo che Mancini sia un incosciente e ha sicuramente parlato in base alla conoscenza della situazione, magari creando problemi alla società che cerca di vendere il brasiliano tenendone alto il prezzo. Non credo che si disinformato lo stesso Berlusconi che ha dichiarato che non gli spiacerebbe piacerebbe portare Adriano al Milan, magari per proseguire quell'attività di... recupero già felicemente realizzata con Pirlo, Seedorf e altri transfughi nerazzurri. Proprio per questo, è importante - ripeto - far luce sul "depresso". Se lo fosse davvero, credo che non si parlerebbe di mercato per un bel pezzo.
Spero davvero, per Adriano e per chi s'è assunto la responsabilità di gestirne l'esistenza, che ci si trovi difronte, una volta di più, a parole in libertà. Spero che per lui sia soltanto arrivata l'ora di crescere e di cambiar vita. Subito dopo, il gol, la migliore medicina per un bomber disarmato.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: