Dentro alla blogosfera ecclesiale un diffuso contagio dell'infodemia
domenica 8 marzo 2020
Siccome l'hanno chiamata «infodemia», ne sto tenendo la contabilità, limitatamente alle notizie sul coronavirus diffuse nella blogosfera ecclesiale. Mediamente, nelle due settimane appena trascorse, ne è stato contagiato il 38% dei post che ho letto, con un andamento che dal 40% dei primi giorni è poi sceso di qualche punto percentuale per risalire, in marzo, fino al più recente 48%. Li ho classificati in tre grandi famiglie. Ci sono post puramente informativi: la Cei, le Conferenze episcopali regionali, le diocesi e le parrocchie, le associazioni vi hanno comunicato tempestivamente le modifiche all'attività liturgica e pastorale decise conseguentemente ai successivi provvedimenti governativi. Ci sono post critici verso tali modifiche: in essi si è sottolineato sia che la Chiesa si sarebbe adeguata troppo passivamente alle decisioni delle istituzioni civili, sia (qui con dovizia di memorie manzoniane) che essa avrebbe dimenticato di custodire una diversa tradizione di risposta a fenomeni quali l'attuale epidemia, addebitando tutto ciò al processo di secolarizzazione.
Esemplare, in questo ambito, la voce radicale di due catechiste che per il canale YouTube "Cooperatores veritatis" ( bit.ly/2VQN5VA ) si sono affrettate a produrre un tutorial di 33 minuti sulla comunione nella mano. E ci sono, finalmente, post rivolti ad accompagnare i cristiani in questa emergenza. Attraverso la Rete, le Messe e gli altri momenti di preghiera e di formazione sono arrivati ugualmente a chi, per le restrizioni in atto, non vi avrebbe potuto partecipare, mentre tanti vescovi, chierici e laici, spesso ricorrendo a dei video, hanno reso ragione delle decisioni prese, espresso solidarietà ai più provati ed esortato alla preghiera, mostrando che delle proprie tradizioni la Chiesa si mostra degna quando sa reinterpretarle nel suo tempo. Come ha fatto ad esempio il cardinal Zuppi istituendo dal canale diocesano "12Porte" ( bit.ly/2VV5tfZ ) una speciale novena alla Madonna di San Luca, patrona della città di Bologna.
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