A 12 anni che cosa siamo? E a 15? Ragazzi, quasi adolescenti, ancora bambini? Comunque sono troppo, troppo piccoli per entrare in cronaca per una storia di «Alcol, droga e sesso. I 15enni filmano l’orgia e la mamma li scopre» (“Libero”, 13/7) le due ragazze coinvolte hanno 12 anni e i più “vecchi” 15, come precisa nel titolo la “Repubblica” (13/7): «Minorenni indagati per violenza sessuale con due dodicenni», il tutto accaduto in una festa di Capodanno con una quindicina di invitati nel Mugello, collina fiorentina. Il giorno dopo ne scrivono anche la “Stampa” (14/7): «Il festino hard dei ragazzini delle medie. Sui social le violenze alle due dodicenni»; e il “Corriere” (14/7), che nel titolo accenna al gruppo chat: «Le 12enni violentate e le chat della festa. “Portate roba buona, ci divertiamo”»; il “Corriere” dedica uno spazio apposito anche alla madre di uno dei ragazzi, che ha denunciato il fatto: «La madre che ha scoperto il video. “Devi dirmi che cos’è successo”».
Torna la parola “fragilità”, ormai assunta a leit motiv di una generazione. Scrive Michela Marzano (“Repubblica”,13/7, titolo: «La fragilità non è una colpa»): «Possiamo (dobbiamo) riflettere su cosa rende oggi i nostri ragazzi e le nostre ragazze così fragili, visto che alcol, droga e dipendenze sono il chiaro sintomo di un malessere profondo che noi adulti non vogliamo prendere sul serio». Aggiungiamoci la scuola con le prove Invalsi. “Corriere” (13/7): «I lunghi giorni del Covid. Alla maturità preparato solo il 50%» con il commento dello psicologo Lancini: «Nulla tornerà come prima». E il “Giornale” (13/7): «Il long Covid della scuola. Un maturando su due non capisce cosa legge».
Torna la fragilità nel commento di Maria Corbi: «I risultati sono avvilenti e raccontano di una generazione distratta, poco preparata, intellettualmente fragile (e quindi anche molto manipolabile)». Torna l’incapacità di distinguere e “governare” la complessità. Quella giovanile è una galassia di cui la cronaca coglie quasi soltanto le patologie. Assai bene scrive sulla “Repubblica” (13/7) Francesco Merlo: «Diffido di quelli che ci raccontano e ci spiegano “i giovani” (…), categoria inventata dal marketing», per finire: «Accusato di stupro è Leonardo La Russa, e non i giovani italiani». Perché c’è anche un giornalismo fragile.
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