domenica 10 luglio 2011
Del professor Umberto Veronesi sembra, a volte, che sia più da ammirare, oltre la sua competenza oncologica, il coraggio con cui si avventura nei campi della bioetica e del diritto. In una delle tre pagine che La Repubblica ha dedicato (venerdì 8) ai «padroni della vita», vale a dire ai parlamentari che stanno scrivendo la legge sulla fine della vita, egli espone alcune tesi singolari. La prima: l'assenza di una legge sarebbe «un male minore rispetto a una cattiva legge», anche se tale assenza ha avuto finora la conseguenza di rendere «padroni della vita» qualche tribunale e coloro che vollero o accettarono di praticare su un malato l'eutanasia (tuttora vanamente punita dal Codice penale). La seconda: non ci sarebbe differenza tra eutanasia e accanimento terapeutico, addirittura attribuendo questa equazione a Papa Pacelli, cioè proprio a chi, invece, ne definì chiaramente la differenza e la contrapposizione. Stravolgendo il pensiero di quel grande Pontefice, Veronesi scrive, infatti, che «aiutare a morire è stato considerato legittimo da papa Pio XII» e poi ripete la fandonia dei medici che intenzionalmente avrebbero «lasciato morire papa Wojtyla». Terza: la dignità dell'uomo consisterebbe nel fondamentale «diritto civile di decidere» (leggi: di uccidersi e di uccidere - il «diritto alla morte»). La quarta tesi, infine, consiste nell'abusato luogo comune con cui si danno patenti implicite di barbarie al nostro Paese ed esplicite di civiltà a tutto il resto dell'Occidente. Noi saremmo incivili, perché rifiutavamo divorzio, aborto, fecondazione artificiale (con la perdita di innumerevoli creature), manipolazione genetica, pillole "intercettive" (di uno o di cinque giorni dopo, e la Ru486). C'è da chiedersi se un uomo così nobilmente impegnato, per la sua scienza e la sua professione, a confrontarsi con la morte per vincerla, non abbia mai avuto il sospetto che la barbarie fosse altrove e la civiltà in Italia. Cinque milioni di aborti (solo quelli ufficiali), migliaia di embrioni imprigionati nell'azoto liquido o buttati nel lavandino e ora questi ulteriori programmi di morte, non gli suggeriscono almeno un dubbio circa la "civiltà" di tali stragi?

RIFONDAZIONE NECESSARIA
Da una lettera di precisazione di Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, a La Repubblica (mercoledì 6): «Noi siamo in grado di proseguire l'attività politica, per i prossimi dieci anni anche senza finanziamenti pubblici, in forza di un discreto patrimonio immobiliare accumulato negli anni». Se si ricorda la periodica polemica sulla «tassa patrimoniale» con cui l'estrema sinistra mira a colpire proprio le rendite dei patrimoni immobiliari, i casi appaiono due: o ha tendenze suicide o Rifondazione è proprio da rifondare.

MATERNITÀ INCERTA?
Ieri e oggi, a Siena, secondo raduno delle donne dopo Piazza del Popolo a Roma. In un'intervista all'Unità (venerdì 8) la brava attrice Lunetta Savino ne illustra le rivendicazioni essenziali: «La maternità, il lavoro, la rappresentazione delle donne…». Stranamente, però, nel titolo la "maternità" passa dal primo al secondo posto: "Lavoro, maternità e più spazio". Che sia per il timore che la maternità sia considerata più importante dei "diritti sessuali"?
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