Le due consecutive trasferte di Francesco hanno concentrato su di lui l'attenzione dell'opinione pubblica ecclesiale, compresa quella che si confronta sulla Rete: si sale dal 25% di link strasburghesi dei giorni scorsi fino al 40% di link turchi in questo finesettimana.Ma una piccola porzione di attenzione è ricaduta anche sull'America Latina, e ne sono veramente lieto. Il motivo infatti è una recente ricerca ( http://tinyurl.com/naeav8q ) del Pew Research Center, autorevole istituto statunitense che studia (anche) i rapporti tra religione e società, il quale ha messo a fuoco, intervistando 30.000 persone, le dinamiche del calo, negli ultimi 50 anni, dei cattolici latinoamericani dal 90 al 69%, e la corrispondente crescita dei protestanti, prevalentemente pentecostali ed evangelicali, dal 4 al 19%. Finora le numerose ma brevi riprese italiane online (almeno una decina) si erano orientate a interpretare i dati in termini di concorrenza tra confessioni cristiane. Manifestando o una contenuta soddisfazione (le voci evangeliche) o una preoccupazione (le voci cattoliche di tentazione “paneinpietrista”) in cui si adombrava, chi più chi meno, l'inidoneità di papa Francesco a invertire il trend, o addirittura la sua responsabilità nell'averlo causato.Ma il 28, finalmente, sul blog di Alver Metalli Terre d'America, si è intrapresa ( http://tinyurl.com/kzygvsk ) un'analisi più ampia e approfondita dei dati della ricerca, dando la parola a un interlocutore – il prof. Guzmán Carriquiry Lecour – che in base alla lunga attività in Santa Sede, dove credo sia tuttora il non-chierico più alto in grado, non può essere sospettato di tentazione “pietrainpanista”.Alla quale invece mi abbandono io. Per suggerire che, se è vero che quando i cristiani si avvicinano a Gesù Cristo, è più facile che si avvicinino tra di loro, dovremo imparare a metabolizzare senza troppa enfasi i passaggi onesti da una denominazione cristiana all'altra: quando alla “nostra” qualcuno arriva, come quando se ne parte.
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